Covid-19, a settembre rischio caos nei trasporti urbani

Covid-19 è ancora fra noi. La situazione non è paragonabile a quella di marzo e aprile, ma, come dimostrano altri casi europei, basta nulla per far peggiorare la situazione. È corretto dunque continuare a ricordare alla popolazione di adottare  opportune precauzioni, prima fra tutte quella di usare la mascherina nei luoghi chiusi e sui mezzi pubblici. Oggi la situazione non ha i caratteri di drammaticità della scorsa primavera, come ha ben evidenziato Francesco Vaia, direttore sanitario dell’Istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma, ma ci sono due ambienti che destano in prospettiva particolare preoccipazione: la scuola e i trasporti. Se le misure adottate dal Ministro Azzolina lasciano perplessi i più, nei trasporti vige il caos.
Molte amministrazioni comunali non sembrano rendersi ancora conto di quale impatto ci sarà sul trasporto urbano da settembre in poi.
Ovviamente ci sono politiche diverse fra comune e comune. Mi riferisco in particolare al prevedibile affollamento che ci sarà sui mezzi pubblici nei grandi centri dal mese di settembre.
Sì, perchè tutti noi speriamo che il lavoro ricomincia pieno ritmo, che il turismo riprenda, che le scuole riaprano. Se così sarà dovremo aspettarci milioni di passeggeri sulle metro, sui tram e sui bus delle principali città italiane.
Ci sono città come Ancona che sperimentano nuove forme di mobilità, come per esempio catalizzatori di triossido di tungsteno sui bus, per una sanificazione attiva di virus e batteri. Altre città come Milano sembrano accontentarsi del distanziamento sociale, che è lasciato alla buona volontà e al civismo dei singoli cittadini.
Il sindaco Sala forse pensa che, in una piovosa mattina di settembre, una folla di lavoratori e  studenti in ritardo scenda dall’autobus con aplomb anglosassone al richiamo dell’autista: “abbiamo superato il limite autorizzato per i passeggeri”…
Ci permettiamo di suggerire al sindaco almeno 2 provvedimenti che i Milanesi si aspettano:
1) abolizione del pagamento per l’accesso in Area  C che indurrà molti cittadini ad usare l’auto invece dei mezzi pubblici. L’area C era stata creata del resto propri per migliorare la salute dei cittadini.
2) acquisizione anche con noleggio di numerosi mezzi aggiuntivi: e’ stato fatto un censimento del fabbisogno reale? Ci sono linee dove sarebbero sufficienti minibus ed altre dove è spesso impossibile salire per l’affollamento.
Se nulla sarà fatto, constatato che l’assembramento in luoghi chiusi è il sistema migliore per veicolare il virus, assisteremo ad un imponente incremento dei contagi, anche perché non saranno definibili i contatti del malato che ha viaggiato su una linea.
Con il paradosso di essere ancora soggetti a identificazione nei ristoranti, con il rischio di essere messi in quarantena se un avventore che cena magari a 50 metri dovesse risultare positivo, e di essere al tempo stesso catapultati senza nessun accorgimento nella bolgia dei mezzi pubblici il giorno dopo.

Marco Grasso
Direttore Urologia Ospedale San Gerardo di Monza Professore a contratto di Urologia – Università Milano Bicocca

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