Due cose mi hanno infastidito della polemica nata attorno alle parole di Andrea Crisanti: 1. il conformismo al limite del pensiero unico del potere politico e della stampa; 2. la pretesa immaturità del popolo italiano.
Crisanti, che non è un negazionista, un no vax e tantomeno uno scienziato sprovveduto, ha fatto una dichiarazione corretta: prima di esprimermi su questi vaccini voglio vedere i dati. È quanto ha dichiarato anche un altro scienziato, tutt’altro che mediocre, Alberto Mantovani: per Crisanti «massimo rispetto scientifico». E pure lui invita alla «cautela» sui vaccini anti Covid, «perché non si sono visti i dati, saranno sottoposti a un’autorizzazione d’emergenza e bisogna vedere cosa succederà». Per l’immunologo dell’Humanitas nelle parole di Crisanti «vanno colti elementi costruttivi come la necessità e il rispetto dei dati».
Non diverso il parere di Silvio Garattini, Presidente dell’Istituto Mario Negri di Milano: “Sono dello stesso parere di Crisanti, purtroppo mancano le pubblicazioni per poter dare un giudizio”.
E ancora: “Le industrie stanno facendo dei comunicati che non sono molto positivi perché danno l’impressione alla gente che ci sia una specie di gara e questo non può generare fiducia. Bisogna che pubblichino i dati e poi potremo dire la nostra, sono relativamente ottimista, sono favorevole a farmi vaccinare ma voglio vedere i dati naturalmente, senza vedere i dati è impossibile dare un giudizio”.
E anche Massimo Galli, che non è affatto uno sciocco, un superficiale o uno sprovveduto, si è espresso in maniera analoga a quella di Crisanti:
“Vaccino anti-covid? La posizione di Crisanti, che ha tutta la mia stima, è stata molto travisata. Era seccato di continuare a vedere annunci sul vaccino attraverso i media e non dati concreti. Siamo tutti un po’ indispettiti dalla politica degli annunci. Continuiamo a vedere annunci e continuiamo a non vedere dati. E continuiamo anche a vedere una gara a chi ha il vaccino migliore. Se questa fosse una gara nei fatti e nei numeri e non solo negli annunci, sarebbe una bellissima cosa”.
Lo scienziato non ha il compito di aiutare la politica, o di rabbonire le masse, ma quello di sviluppare la critica e la ricerca della verità scientifica. Altrimenti non è un uomo di scienza ma un imbonitore. Insomma un ciarlatano. La stampa, piuttosto, come pure i suoi illustri e spesso strapagati commentatori dovrebbe avere, in un Paese democratico, il ruolo di mosca cocchiera della verità, non di puntello di questo o quel governo o di amplificatore di luoghi comuni.
E veniamo al popolo italiano. Conte, Speranza e soci hanno il terrore che gli italiani si spaventino e che il vaccino sia un flop. Tutti noi abbiamo il terrore che il vaccino sia un flop. Immagino però che prima di iniziare una campagna di vaccinazione di massa quei famosi dati saranno resi noti in tutta la loro completezza e adeguatezza. A quel punto delle due l’una: o siamo circondati da una massa di idioti belanti e allora il governo ha pur sempre il potere di usare la “forza” imponendo una vaccinazione obbligatoria. Oppure siamo un popolo maturo e le critiche costruttive degli scienziati avranno dato un bel contributo a non rendere sempre più opaca e torbida la gestione delle crisi nel nostro Paese.
Giuseppe Valditara coordinatore di Lettera150