Le scuole possono essere luoghi sicuri, molto più sicuri degli ambienti esterni. A dimostrarlo uno studio condotto da alcuni ricercatori dell’Università di Bologna e pubblicato da Lettera150, la rivista del relativo think tank che riunisce oltre 250 esperti di diverse discipline, nato durante il lockdown per proporre analisi e soluzioni per l’uscita in sicurezza dall’epidemia e per la ricostruzione del Paese.
La ricerca ha analizzato le condizioni nelle quali le scuole, ma in genere tutti i locali chiusi, anche mezzi pubblici, possono attraverso condizioni di areazione specifiche abbattere i rischi di contaminazione. “ Il virus SARS-CoV-2 si trasmette tramite goccioline emesse da un soggetto infetto. La letteratura scientifica ha pochi dubbi in proposito”, spiega Cesare Saccani, ordinario di Impianti industriali meccanici presso l’università di Bologna, “ci sono due sistemi, che lavorano in tandem fra loro, per evitare che le goccioline emesse da un soggetto infetto si propaghino nell’ambiente: (i) la mascherina, da lui indossata, per bloccare le gocce di maggiori dimensioni, (ii) l’evaporazione per quelle piccole che, sfuggendo all’impatto con la mascherina, vengono rilasciate nell’ambiente circostante. Pertanto il sistema più efficace per contrastare la diffusione delle gocce di piccole dimensioni (quelle che sfuggono alla mascherina) e, dunque, per ostacolare la propagazione del virus, è quello di farle evaporare in tempi rapidi”. Lo studio dimostra che la goccia, una volta completamente evaporata, “riversa nell’ambiente circostante l’intero suo contenuto di virioni, ma, così facendo, va a ridurre in modo veramente drastico la concentrazione dei virioni stessi nel volume di rilascio, rendendo assai improbabile la contaminazione”.
Una efficace evaporazione è possibile qualora si mantenga controllata l’umidità dell’aria e ciò si ottiene installando, in modo corretto, impianti adeguati.
“Spiace constatare che a nove mesi dalla prima ondata del Covid-19, il governo si accinga a riaprire le scuole il 7 di gennaio con le lezioni in presenza senza che sia stato fatto nulla sull’areazione”, dice Giuseppe Valditara, coordinatore di Lettera150, “con la conseguenza che continueremo a limitarci a tenere le finestre aperte in classe con gli studenti costretti a portarsi la copertina da casa per non ammalarsi”.
La verità sotto gli occhi di tutti coloro che vivono la scuola dell’obbligo ogni giorno, è semplice: non è stato fatto assolutamente nulla per la scuola, a cominciare dall’ordinario.
E poi si fa troppa confusione, 13 anni di primo e secondo ciclo non sono un monolite, specie rispetto alla pandemia. Il vero problema sono le superiori, in quanto gli studenti usano i mezzi pubblici due volte al giorno e partecipano alla “movida”, cosa difficile da affermare rispetto a elementari e medie.
Infine l’amara constatazione che ci siamo “evoluti” politicamente: dalle campagne elettorali permanenti di partito, siamo passati a quelle individuali. Sic!