Un attacco al diritto di proprietà è certamente il blocco degli sfratti sino a metà del 2021, stabilito col decreto mille proroghe, di capodanno, dal governo Conte 2. Questo blocco è stato definito dalla Confedilizia un “sequestro di fatto del diritto di proprietà”. È un provvedimento che fa il paio con gli emendamenti alla legge di bilancio, presentati da alcuni esponenti del PD assieme a parlamentari dei 5 Stelle, che proponevano una imposta patrimoniale, in gran parte sugli immobili, proposta ritirata solo grazie ad una forte opposizione.
Il nuovo blocco degli sfratti, che riguarda sia gli immobili d’abitazione, sia tutti quelli per usi commerciali e produttivi, è doppiamente iniquo e pericoloso. In primo luogo esso non riguarda gli affittuari che nel 2020 hanno avuto difficoltà a pagare il canone, a causa della pandemia, per i quali non ci sono procedure di sfratto in corso, per ragioni di tempo, ma gli affittuari che sono rimasti insolventi in anni precedenti al 2020, per i quali la (macchinosa) procedura di sfratto, è ora in atto. Non si capisce per quale ragione, essendoci una pandemia, chi non ha pagato l’affitto nel passato, debba avere ora in regalo il diritto a non adempiere alle proprie obbligazioni e a tenersi l’immobile.
Sorge anche la domanda se questo blocco sia costituzionale o non violi la norma dell’articolo 42 della Costituzione , secondo comma, che stabilisce che, -nel rispetto della sua funzione sociale- la proprietà deve essere accessibile a tutti. E’ proprio questo principio , mediante il blocco degli sfratti, viene violato. Esso infatti non riguarda soltanto le proprietà dei “ricchi”, che, nella concezione anti capitalistica di certa sinistra post comunista sono sempre da esecrare, ma soprattutto del ceto medio e minuto, che possiedono uno o pochi immobili, che danno in affitto, onde integrare la propria pensione o il proprio reddito, sovente incerto, in quanto spesso si tratta di lavoratori autonomi o di dipendenti di imprese familiari. Sulla base delle statistiche ufficiali del Ministero delle finanze, si può rilevare che i piccoli proprietari sono la maggior porzione dei proprietari immobiliari in Italia, nazione in cui vige il “capitalismo popolare” basato sul mattone.
Oltre al danno, le beffe (ovvero un altro danno): perché sugli immobili degli sfrattati, in proroga per legge, i proprietari devono pagarci l’IMU. Una imposta il cui rincaro è stato adottato dal governo Monti e da quelli successivi. Il governo, mentre proroga il blocco degli sfratti, non proroga quello delle cartelle fiscali, perché ha le casse vuote. ll fisco per trovare i soldi di cui ha bisogno, lo faccia mediante un condono, che data la pandemia, appare equo ed economicamente opportuno. In effetti, c’è una massima fiscale, che risale all’imperatore romano Tiberio, che, ai governatori delle province, scrisse “è proprio del buon pastore tosare le pecore, non scorticarle”.
Francesco Forte, professore emerito di Economia pubblica, Università La Sapienza di Roma
Al di là delle prese di posizioni ideologiche che sono da tempo di moda ed hanno sostituito il buon senso, sarebbe bene domandarsi come mai in Italia molte famiglie hanno difficoltà a trovare una casa in affitto. Questa domanda dovrebbe farsela soprattutto la classe politica che adotta provvedimenti che, apparentemente sembrano risolvere il problema, ma di fatto finiscono per peggiorarlo. E il blocco degli sfratti è il classico provvedimento che va in questa direzione. Succede cosi, sempre piu spesso, che i proprietari immobiliari preferiscano lasciare vuota la casa piuttosto che affittarla. Se infatti l’inquilino non paga o non lascia la casa alla scadenza contrattuale, può passare anni prima che il proprietario possa rientrare in possesso dell’immobile, senza vedere alcun incasso mentre continua a dover pagarne le spese e le tasse. Al danno del mancato incasso si aggiunge quindi la beffa degli oneri sostenuti.
La legislazione, invece di regolare i rapporti in maniera equa fra le due parti, è sbilanciata a favore dell’inquilino fino a far diventare il proprietario la vera parte debole, privandola di adeguate tutele.
La normativa vigente, non solo ha prodotto la contrazione degli affitti per famiglie, ma ha anche favorito il gigantesco mercato degli affitti turistici o di breve termine, dove il proprietario ha giustamente certezza dell’incasso e del rientro in possesso. Il fenomeno della fuga dei residenti dalle città e la diffusione spropositata degli affitti turistici è quindi un effetto anch’esso della normativa vigente. Invece, da più parti, a livello politico come dei mass media, è stata fatta passare l’idea (errata) che l’affitto turistico sarebbe la causa della carenza di alloggi quando invece e’ solo un effetto colllaterale di una normativa che penalizza i proprietari.
Lo stesso sito web Property Global Guide, facendo un esame delle normative vigenti in tutto il Mondo, parla dell’Italia come di un Paese dove la bilancia della giustizia è a favore dell’inquilino e penalizzante per la proprietà.