Emanuela Andreoni Fontecedro.
Già ordinario di Letteratura latina, Roma 3
Si accoglie con incredulità e sdegno la notizia divulgata dal Daily Mail dell’epurazione di Geoffrey Chaucer, sir Thomas Malory e sembra per ora anche John Milton ( prossimi John Donne e Shakespeare?) perpetrata dall’Università di Leicester (alcune altre in procinto di schierarsi sulla stessa linea?). La notizia perviene attraverso l’accusa dell’accademico Robert Tombs
Brucia ancora la memoria delle Bücherverbrennungen o roghi di libri della Germania nazista nel 1933 nei quali vennero bruciati tutti i libri che non rispettavano codice e ideologia del nazismo.
Non sono spenti i ricordi di altre identiche infamie nei secoli e tra diversi popoli. Basta per tutti , a monito, quella di Giordano Bruno cui al rogo dei suoi libri seguì il suo ardere vivo. Scriveva Heinrich Heine:’ là dove si bruciano i libri / si bruciano alla fine ( am Ende) anche gli uomini’.
In nome di che cosa l’attuale incendio?
Di cosa sono colpevoli i Grandi del passato?
L’impulso psicotico si è generato sui termini razza e genere, la maschera del politically correct, ambiguo segno.
La barbarie è giunta a tal punto da aver perso la dimensione dei tempi e delle culture, il significato di involuzione e evoluzione, il valore della storia, il significato della scienza che sconfina i mondi e contrasta il transeunte?
Che cosa sono le arti, le lettere con cui i brevi umani hanno rapito una stilla di memoria e ad essa hanno affidato il respiro di un giorno da condividere nell’infinito svolgersi di alterne lune e soli?
I nuovi barbari , che hanno pianificato proseliti, vanno fermati a nome di quella immensa umanità che nel libro apprende, sente e ama: to see a World in a Grain of Sand/ and a Heaven in a wild Flower/ hold Infinity in the palm of your hand/ and Eternity in an Hour ( William Blake ) E riconosce per questo il vaneggiare arrogante e analfabeta e altrettanto micidiale proprio della barbarie.