“Le mascherine sono un presidio importante nella lotta a Covid-19. Appare inspiegabile la mancanza sistematica dei controlli a campione sulle mascherine FFP2 immesse sul mercato, dopo le denunce di questi giorni sulla presunta falsificazione dei dati sulle capacità filtranti. Vanno riattivati i centri di prova delle Università italiane perché i prodotti siano testati”. A chiederlo è Lettera 150, il think tank che riunisce oltre 300 accademici di diverse discipline, nato all’inizio del primo lockdown per proporre soluzioni efficaci per la lotta all’epidemia.
“In ogni azienda, fatto un ordine e ricevuta la merce, è buona prassi verificare la corrispondenza di quanto ricevuto rispetto a ciò che si era ordinato. In una parola si verifica la qualità del prodotto. Non è sufficiente la dichiarazione di chi ci ha venduto la merce”, denunciano gli esperti di Lettera150, “le mascherine sono ancora uno dei mezzi di difesa più importanti dal contagio pandemico. Non ci si può limitare a quanto attestato dai produttori”.
Commenta Giuseppe Valditara, coordinatore di Lettera150: “Eppure, già dall’inizio della prima ondata, molti nostri atenei si erano attrezzati per verificare sia le capacità filtranti dei diversi materiali proposti per la realizzazione delle mascherine che per la verifica dei prodotti finiti. Ne ricordo solo alcuni: il Politecnico di Milano, l’Università di Bologna, della Calabria, Napoli Federico II, le università di Palermo, di Udine”. “Fu effettuato un imponente screening di massa che purtroppo bocciò molto del materiale testato visto che all’inizio, sull’onda dell’emergenza, la fantasia italica portò alla realizzazione di prodotti con materiali non adeguati. Infatti è necessario superare due test: il primo per verificare la capacità filtrante e il secondo sulle proprietà antibatteriche”, aggiunge Maurizio Masi, già direttore del Dipartimento di Chimica del Politecnico di Milano.
“Le mascherine sono un presidio medico chirurgico, il cittadino si aspetta che il nostro sistema sanitario sia in grado di fare dei controlli e di vietare l’immissione sul mercato dei prodotti senza le prestazioni necessarie. Ne va della difesa delle nostre vite”, si legge nella nota di Lettera150 che chiede al governo “di riattivare i centri di prova delle Università italiane e di dare sicurezza ai nostri cittadini, come un buon padre di famiglia la dà ai suoi figli”.