di Vincenzo Mannino
già Prorettore per le relazioni internazionali università di Roma 3
La conoscenza è sempre stata il volano dello sviluppo sociale ed economico. Sono le idee e non il capitale o le leggi a creare ricchezza.
Una spinta decisiva nella valorizzazione della conoscenza deve venire dalla Terza Missione delle università e dei centri di ricerca. Essa rappresenta il superamento dell’idea che università e centri di ricerca siano luoghi chiusi in se stessi, deputati alla produzione di conoscenza e di processi formativi che trovano origine e sviluppo all’interno del loro perimetro, arrestandosi innanzi a esso.
La Terza Missione implica che università e centri di ricerca guardino anche verso il mondo esterno, diffondendo la conoscenza prodotta fuori dalle proprie mura, rendendola fruibile a fasce sempre più ampie della popolazione e incidendo sullo sviluppo socio-economico.
Della Terza Missione si tende ad accentuare l’aspetto del trasferimento tecnologico alle imprese, considerandolo anche uno strumento per dotare di risorse aggiuntive le università e i centri di ricerca. Tutto ciò corrisponde a quanto accade da tempo in altri paesi, mentre in Italia continua ad avere uno spazio residuale a causa di carenze e pastoie legislative. Bisogna invertire questo trend, senza dimenticare che la Terza Missione ha una valenza più ampia rispetto al semplice trasferimento scientifico-tecnologico.
Sempre nell’ambito della Terza Missione, università e centri di ricerca italiani hanno cominciato a sperimentare da alcuni anni interventi di ampio respiro: in sostanza, danno concretezza all’idea di una loro funzione culturale destinata a incidere più direttamente nella società, con riflessi sul piano economico.
Sotto questo punto di vista si rivelano importanti le ‘modalità’ riconducibili alla Terza Missione sintetizzate nelle recenti linee-guida dell’Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca (ANVUR) in riferimento alla Valutazione della Qualità della Ricerca (VQR) 2015-2019. Queste modalità fanno riferimento alla valorizzazione economica della conoscenza, insistendo pure su quella socio-culturale collegata, a sua volta, a ogni attività di comunicazione dei saperi nella società,attraverso qualsiasi mezzo (media, brevetti, convegni, scambi informali, etc.), con qualunque grado di approfondimento e sistematicità (dalla divulgazione di massa alla formazione di conoscenza esperta e partecipata, alla comunicazione interdisciplinare), sotto qualsiasi forma (teorica, pratica, tacita, incorporata in prodotti/servizi/processi, immersione nell’ambiente etc.), senza finalità di riconoscimento formale di un livello educativo conseguito (come per la didattica) e al di fuori dei tradizionali confini disciplinari. In altri termini, si conferma che università e centri di ricerca devono valorizzare a tutto campo le proprie competenze per il progresso della società e per il benessere sia individuale che collettivo con le connesse ricadute sul piano economico.
Si tratta di un ‘passaggio’ importante. Tuttavia, non può non sottolinearsi che nell’approccio sintetizzato dall’ANVUR residua un’idea ‘ristretta’ del rapporto fra università/centri di ricerca e industria-società, dove domina il passaggio univoco di conoscenza dai primi ai secondi, quasi che questo flusso possa originarsi solo nel mondo dell’università e dei centri di ricerca, senza che nulla di significativo possa nascere nella industria-società. È evidente che siffatta visione conduce a sottostimare i bisogni, le esigenze e le richieste della industria-società, con il permanere di un’idea sostanzialmente elitaria della cultura. Bisogna andare oltre questa visione e valorizzare a tutto campo il flusso biunivoco università/centri di ricerca – industria-società nell’ambito della Terza Missione, facendo pienamente di quest’ultima il volano per la crescita del paese.
Entro questa prospettiva è altresì evidente che gli enti di governo territoriali sono chiamati a svolgere un ruolo da protagonisti e a divenire una essenziale ‘sponda’ delle università e dei centri di ricerca. Nel rispetto dell’autonomia universitaria devono cogliere e veicolare le esigenze più vicine ai bisogni dei cittadini. La sinergia università/centri di ricerca – enti di governo territoriali potrebbe stabilizzarsi nella stipula di convenzioni che prevedano nel campo della Terza Missione la cooperazione sistemica per la realizzazione di attività di interesse comune, superando l’attuale episodicità e duplicazioni improduttive. Un’ultima notazione. L’impegno politico in una Terza Missione che sappia manifestarsi in tutte le sue sfaccettature e articolazioni potrebbe riflettersi nella valorizzazione dell’immenso patrimonio culturale di cui gode l’Italia, come certificato dal primato nella classifica Unesco dei Patrimoni dell’Umanità. Ciò potrebbe dare forza alla richiesta di spostare a Roma la European Education and Culture Executive Agency (EACEA) attualmente allocata a Bruxelles. Infatti, si confermerebbe in Europa e nel mondo l’immagine di un Italia che rimane il ‘luogo’ dove si concentra un ineguagliabile e ricchissimo passato, ma che sa dinamicamente rinnovarsi, guardando al futuro e facendo della cultura anche un possente asset per lo sviluppo economico.