Rosa Lombardi
Professore Ordinario di Economia aziendale, Università di Roma “La Sapienza”
Il modello dell’istruzione e della formazione scolastica con cui prende avvio il 2024 si dispiega in un quadro di profondo rinnovamento, volto alla valorizzazione del vivaio dei talenti del Paese, in particolare delle competenze tecniche e manageriali per far fronte alle sfide competitive che ci attendono, tra cui sostenibilità, digitalizzazione e tecnologia.
Per una istruzione e formazione di serie A, il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha avviato significative riforme nella prospettiva di un modello di scuola “aperto” con il coinvolgimento di molteplici attori (studentesse e studenti, famiglie, docenti, istituzioni, collettività) ed una particolare attenzione al circolo virtuoso della conoscenza. Un modello dunque che trae vantaggio dall’interazione con l’ambiente economico-sociale-culturale e che si rinnova senza soluzione di continuità.
E’ proprio il sapere e il saper fare che trovano un connubio imprescindibile nei provvedimenti dell’annunciata riforma dell’istruzione tecnica e professionale di secondo livello (modello 4+2 con accesso al biennio Its); si interviene a sostegno dell’investimento in competenze tecniche e manageriali dei giovani per un loro avvicinamento alla sfera produttiva del Paese, formata per oltre il 95% da PMI, e al mondo socio-culturale. Una formazione “sartoriale” che interessa i giovani con programmi su misura, attività di laboratorio e di alternanza scuola-lavoro, docenti tutor e docenti orientatori, relazioni con il mondo delle imprese, attività didattiche svolte anche da imprenditori, esperti e manager per il trasferimento di buone pratiche.
Si stima che nei prossimi anni il fabbisogno occupazionale si attesterà su quasi 1,3 milioni di laureati o diplomati Its con una domanda inferiore all’offerta di lavoro (si veda 57° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese 2023, www.censis.it). Inoltre, tra gli ostacoli all’ingresso di nuovo personale nelle imprese interessate ad assunzioni per gli anni 2021-2022, si riscontra una grande difficoltà nel reperire competenze tecniche (28,8%) e, all’aumentare delle dimensioni aziendali, un aumento delle imprese che non trovano risorse umane con adeguate competenze tecniche e trasversali, tra cui il problem solving, l’adattamento ai contesti lavorativi, la capacità di lavorare in team (si veda Censimento permanente delle imprese 2023 dell’Istat, p. 5, www.istat.it). E ancora da segnalare la richiesta di competenze STEM che registra un gap di genere.
In uno scenario che richiede sempre più interventi sul capitale umano, contrastando la sua dissipazione, le leve strategiche di cui si avvale la nuova formazione tecnica e professionale sembrano incontrare le esigenze del mondo del lavoro, trasformandosi in leve sinergiche ed empatiche con la crescita economico-sociale del Paese. Si investe in abilità, intelligenze umane, skill, competenze tecniche, imprenditoriali e manageriali delle ragazze e dei ragazzi in un sistema di creazione di valore condiviso.
E chissà che la “formazione 4+2” italiana, una volta entrata a regime, non venga esportata a livello internazionale quale sistema di incentivazione delle competenze integrate.