Prof. Luciano De Giorgio
Docente di Filosofia e Scienze Umane
La società in cui viviamo pone l’individuo di fronte a situazioni sempre più complesse e difficili da gestire. Se solo si pensa ad un passato recente (30-40 anni), si possono notare cambiamenti nella vita familiare, privata, sociale e lavorativa che hanno portato ad un nuovo modo di interpretare e gestire la quotidianità. Tutto questo, in molti casi, diventa fonte di stress, di ansia, di inadeguatezza e di disistima.
Il modello familiare composto dalla madre, che si occupa dell’educazione dei figli e dal padre, che provvede attraverso il lavoro a procurare i mezzi per il sostentamento, ha ceduto il posto ad un nuovo modello dove entrambi i genitori lavorano, sia per far fronte all’elevato costo della vita, sia per la giusta emancipazione della donna da schemi sociali rigidi che la “obbligavano” a seguire determinati percorsi di vita, piuttosto che altri.
La netta divisione tra ruolo strumentale svolto dal padre – riguardante i rapporti tra famiglia e mondo esterno – e ruolo espressivo svolto dalla madre – relativo ai rapporti all’interno della famiglia – oggi risulta completamente superata.
La linea di demarcazione che prima segnava nettamente i ruoli padre/madre ha incominciato a frammentarsi, lasciando spazi liberi[1] nei quali un genitore finisce con il fare ciò che prima era compito dell’altro e spazi vuoti in cui l’assenza di entrambi viene sostituita da altre figure. I primi a risentire di questo nuovo modo di impostare le relazioni familiari sono proprio i figli che vengono affidati ai nonni oppure alle babysitters.
La nascita delle cosiddette “famiglie allargate” che si creano dopo una separazione ha stravolto quasi completamente le modalità con le quali, in base agli standard, si intessono relazioni, legami, affetti e, in alcuni casi, tutto questo è fonte di disorientamento.
Non si deve dimenticare, inoltre, la condizione dei giovani immigrati di seconda generazione che, se anche ben integrati nel gruppo dei pari, trovano poi all’interno delle proprie famiglie rapporti conflittuali prodotti dai contrasti culturali. I figli di stranieri, infatti, assorbono con molta facilità la cultura della società in cui vivono, apprezzandone valori e modalità di vivere e questo crea all’interno delle proprie famiglie contrasti e disequilibri non sempre facili da gestire.
Nella nostra società anche il modo di vivere dei giovani è completamente cambiato; essi vengono posti di fronte a troppi stimoli, troppe scelte che creano confusione e smarrimento. Il mondo globalizzato, anche attraverso Internet, offre loro molte informazioni e conoscenze che devono essere mediate in modo corretto, per evitare che essi brucino le tappe della loro vita. Spesso, infatti, i giovani di oggi fanno esperienze molto più precocemente rispetto ai loro coetanei del passato, con il rischio di eliminare la sana attesa piena di aspettative, di speranze e di progettualità. Il provare tutto e subito porta alla noia ed è proprio in questo spazio che il giovane perde se stesso, commettendo a volte azioni poco ponderate e poco costruttive.
Dalle ultime indagini si rileva che l’età media del primo rapporto sessuale si è notevolmente abbassata. Questo dato si presta a non poche valutazioni, visto che si può interpretare come una nuova visione della sessualità intesa come pura materialità e non legata all’affettività.
Disgiungere l’affettività dalla sessualità significa ridurre il tutto a pura istintualità, ad un rapporto privo di responsabilità e rispetto reciproco. La colpa è anche dell’informazione trasmessa dai mass-media e di una bieca pornografia usufruibile tramite Internet. Se molti comportamenti si apprendono tramite imitazione, si pensi a quali modelli, per scoprire il mondo della sessualità, facciano riferimento gli adolescenti dei nostri giorni. La sessualità appresa in questo modo viene vissuta come puro atto da ripetere. E’ importante far comprendere, invece, l’importanza dell’attesa, di vivere la sessualità come un donarsi e non come un darsi, legandola sempre all’affettività.
Di fronte a tutti questi cambiamenti i genitori e la scuola devono aiutare i giovani a costruire il proprio progetto di vita.
[1] Si tratta di spazi liberi da condizionamenti e ruoli imposti dalla società