L’Europa alla ricerca di una propria visione strategica sulla sicurezza?

Domenico Rossi, Generale, già Sottocapo di Stato Maggiore dell’Esercito

Dal 14 al 16 febbraio si è svolta a Monaco la 61^ Conferenza sulla sicurezza. Una conferenza intervenuta dopo l’annuncio del Presidente  Trump di colloqui diretti con il presidente Putin, senza aver prima consultato l’Ucraina o l’Europa, e dopo il chiaro invito all’Europa a investire di più nella propria sicurezza. Fermo restando il progressivo chiaro spostamento degli interessi politici, economici, strategici americani verso l’area dell’Indo-Pacifico.

Nella Conferenza assolutamente importante l’annuncio della Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen di “di attivare la clausola di salvaguardia per gli investimenti nella difesa”. Una apertura più volte chiesta dal Governo Italiano che consentirà di  andare verso l’esclusione delle spese per la difesa dal Patto di Stabilità. Una modalità essenziale per raggiungere quanto meno il noto obiettivo del 2% del PIL per le spese della Difesa. Un obiettivo che alla luce delle minacce emergenti, prima di tutte quella russa, è probabilmente da ritenersi già non più aderente alla realtà attuale ovvero rispondente alle reali esigenze di sicurezza.

Stessa finalità può essere attribuita anche al discorso del  Presidente  Zelensky nel momento in cui ha indicato che “dobbiamo allestire le forze armate d’Europa in modo che il futuro dell’Europa dipenda solo dagli europei e che le decisioni sull’Europa siano prese in Europa”. L’ulteriore  precisazione che “l’Ucraina non accetterà mai accordi alle nostre spalle senza il nostro coinvolgimento, e la stessa regola dovrebbe valere per tutta l’Europa”,deve altresì essere considerata  una risposta  alle varie dichiarazioni di Keith Kellog,inviato speciale di Trump per l’Ucraina e la Russia  e del  Segretario del Dipartimentodella Difesa degli Stati Uniti   Pete Hegseth che hanno prospettato come l’Ucraina non possa pretendere di far parte della Nato, almeno nell’ambito dei negoziati di pace con la Russia, nonché non possa tornare ai confini precedenti al 2014.

In questo contesto quanto meno di apparenti contrasti tra Stati Uniti ed Europa si sperava che il Vice Presidente degli Stati Uniti  JD Vance nel suo intervento facesse chiarezza sulla strategia statunitense in tema di sicurezza globale e in particolare per i colloqui di pace con la Russia.

Il VicePresidente  ha invece fatto solo un accenno all’Ucraina per poi dichiarare che  “La minaccia che mi preoccupa di più nei confronti dell’Europa non è la Russia, non è la Cina, non è nessun altro attore esterno. Ciò che mi preoccupa è la minaccia dall’interno: l’arretramento dell’Europa rispetto ad alcuni dei suoi valori fondamentali, valori condivisi con gli Stati Uniti d’America”. Una dichiarazione che ovviamente non poteva non suscitare reazioni forti e contrastanti.

In sintesi, una Conferenza che ha messo in evidenza quanto le due sponde dell’Atlantico stiano diventando distanti nella valutazione delle minacce future,specie considerando che in un’intervista rilasciata all’inizio della settimana, Trump è sembrato quasi subordinare il supporto del sostegno militare degli Stati Uniti all’Ucraina a un accordo da 500 miliardi di dollari sulle materie prime critiche, utilizzate in un’ampia gamma di apparecchi di uso quotidiano e ad alta tecnologia, comprese le attrezzature militari.

Al termine del  Consiglio di Sicurezza mentre ancora si intrecciavano i commenti e le discussioni sulle varie dichiarazioni l’annuncio, che il 18 febbraio, anche secondo la testata russa Kommersant, si sarebbero tenuti colloqui a RIAD ad alto livello tra funzionari russi e americani dopo anni di chiusura delle relazioni. Il Segretario di Stato americano Marco Rubio è per questo arrivato in Arabia Saudita insieme al consigliere per la sicurezza nazionale di Trump Mike Waltz e all’inviato della Casa Bianca per il Medio Oriente Steve Witkoff. Contestualmente il portavoce del Presidente Putin Peskov ha annunciato, secondo l’agenzia di stampa russa Tass, che  su “istruzioni del presidente Putin, il ministro degli Esteri Lavrov e l’assistente presidenziale Yuri Ushakov  terranno un incontro a Riad con le loro controparti Usa, che sarà dedicato principalmente al ripristino dell’intero complesso delle relazioni russo-americane”. Peskov, ha altresì dichiarato che i colloqui riguarderanno il ripristino dei legami fra Usa e Russia, l’Ucraina e la preparazione di possibili negoziati e di un incontro fra il presidente russo Vladimir Putin e il presidente Usa Donald Trump.

Per contro non appena la notizia dei colloqui di Riad è diventata certa il Presidente francese Emmanuel Macron ha indetto per il 17 febbraio pomeriggio una riunione informale invitando i leader di Germania, Italia, Olanda, Polonia, Regno Unito e Spagna, Olanda nonché il presidente del Consiglio europeo Costa, la presidente della Commissione Ue Von der Leyen e il segretario della Nato Rutte. Un vertice “informale” nel tentativo di trovare una risposta comune all’accelerazione diplomatica impressa alla questione ucraina dall’amministrazione Trump, che di fatto rischia di relegare il blocco continentale a un ruolo di second’ordine e non solo relativamente a un eventuale tavolo di negoziati con Mosca. “Questo incontro – informa una nota della presidenza francese – mira ad avviare consultazioni fra i dirigenti europei sulla situazione in Ucraina e sui temi della sicurezza in Europa”. L’Eliseo aggiunge che i lavori “potranno prolungarsi in altri formati, con l’obiettivo di riunire tutti i partner interessati alla pace a alla sicurezza in Europa”. Non sono state  previste conferenze stampa o dichiarazioni ufficiali alla fine della riunione ma le prime indiscrezioni (fonte Adnkronos) lasciano trapelare che per quanto riguarda la posizione italiana la Presidente Meloni avrebbe ribadito” le perplessità sul formato del vertice di Parigi, sull’invio di truppe europee in Ucraina e la necessità di percorrere strade che prevedano il coinvolgimento degli Stati Uniti”. Almeno apparentemente non sembra al momento che il Vertice parigino abbia individuato una ipotesi condivisa.

In sintesi, il quadro geopolitico è in costante variazione al punto che appare difficile ipotizzare l’esito finale.

Bisogna prendere atto che la Conferenza sulla Sicurezza di Monaco  si è conclusa con scarsi risultati, ma indubbiamente ha fatto comprendere che in questo momento l’Europa non può fare solo da spettatore visto che le eventuali decisioni degli Stati Uniti rischiano di influenzare decisamente la sua sicurezza e il quadro geopolitico generale. A tal fine il vertice convocato a Parigi, i cui risultati non sono al momento apprezzabili.

A ciò si aggiunga che è ormai certo che  l’incontro diretto tra delegazioni statunitensi e russe si svolgerà con due grandi assenti: l’Ucraina e in senso generale l’Europa. Assenze che potrebbero significare le diverse priorità dell’Unione Europea rispetto agli Stati Uniti e che diminuiscono non solo  l’importanza del ruolo europeo ma anche la validità di una strategia che per essere globale non può fare a meno di includere i vari alleati.

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