Terre Rare: La Nuova Frontiera della Geopolitica e dell’Economia Globale

Andrea Bollino, Ordinario di Economia Politica e di Economia Internazionale Università degli Studi Perugia

Le terre rare sono diventate il nuovo “oro strategico” dell’economia globale. Composte da 17 elementi chimici fondamentali per la produzione di tecnologie avanzate – dai magneti per veicoli elettrici e turbine eoliche ai semiconduttori, dalle batterie agli armamenti di alta precisione – queste risorse sono oggi il centro di un’accesa competizione tra le grandi potenze. Il dominio della Cina nel settore, che controlla circa il 70% dell’estrazione globale e l’85% della raffinazione, ha reso le terre rare una leva di potere geopolitico, utilizzata da Pechino per influenzare i mercati e la politica internazionale. Il loro ruolo è così cruciale che gli Stati Uniti e l’Europa stanno investendo miliardi di dollari per ridurre la dipendenza dalla Cina, anche se le alternative presentano ostacoli enormi.

La transizione energetica e la crescente digitalizzazione dell’economia mondiale stanno spingendo la domanda di terre rare a livelli esponenziali. Elementi come neodimio, praseodimio, disprosio e terbio sono fondamentali per i magneti permanenti impiegati nelle auto elettriche e nelle pale eoliche. Tuttavia, la loro disponibilità è limitata da un fattore critico: la produzione è spesso vincolata all’estrazione di altri metalli principali, come il rame o lo zinco, dai quali vengono ricavati come sottoprodotti. Questo crea un collo di bottiglia che rischia di rendere instabili i prezzi e mettere a rischio l’approvvigionamento per le industrie strategiche.

L’Interesse Americano per le Terre Rare: Perché l’Ucraina è Strategica?

L’amministrazione Trump aveva già identificato la necessità di diversificare le forniture di terre rare per ridurre il rischio strategico derivante dalla dipendenza cinese. Questo ha portato alla firma di un accordo tra Stati Uniti e Ucraina nel 2020 per l’estrazione e lo sviluppo dei giacimenti ucraini di terre rare. Washington ha puntato sul potenziale minerario dell’Ucraina, nonostante le incertezze sulla reale entità delle riserve, come parte di una strategia più ampia per contrastare Pechino e rafforzare il controllo su risorse critiche.

Perché gli Stati Uniti sono così interessati a giacimenti incerti? Ci sono almeno tre motivi:

  1. Diversificazione delle forniture: anche se i giacimenti non sono tra i più ricchi al mondo, gli USA cercano di creare una rete di fornitori alternativi per ridurre il monopolio cinese.
  2. Geopolitica e sicurezza nazionale: il sostegno all’Ucraina nel settore delle risorse critiche rafforza la sua posizione economica e strategica contro la Russia, creando una maggiore dipendenza di Kiev dagli Stati Uniti.
  3. Controllo delle future rotte di approvvigionamento: anche se oggi le risorse sono modeste, l’Ucraina potrebbe diventare un hub logistico per la distribuzione di terre rare provenienti da altri Paesi dell’Europa orientale.

Il problema è che, ad oggi, i giacimenti ucraini rimangono poco sfruttati e la guerra con la Russia ha ulteriormente complicato qualsiasi progetto minerario nel Paese. Tuttavia, gli Stati Uniti hanno continuato a rafforzare la collaborazione con altri Paesi, come Canada, Australia e Paesi africani, per creare una supply chain più resiliente.

Un Mercato Distorto: Il Paradosso della Produzione e dei Prezzi

Dal punto di vista economico, il mercato delle terre rare è caratterizzato da una profonda distorsione. Gli studi recenti mostrano che i prezzi dei metalli più critici per la transizione energetica – come neodimio, praseodimio, disprosio e terbio – tendono a muoversi insieme, riflettendo la crescente domanda globale. Tuttavia, i metalli meno richiesti, come cerio e lantanio, spesso vengono estratti in eccesso e finiscono per deprezzarsi, creando squilibri nella filiera.

L’estrazione delle terre rare è inoltre condizionata da un collo di bottiglia strutturale: molti di questi elementi vengono prodotti come sottoprodotti di altri metalli principali, come rame, zinco e nichel. Questo significa che l’offerta di terre rare non può essere aumentata facilmente in risposta alla domanda, perché dipende dalle strategie estrattive di altri settori minerari. I dati indicano che la produzione di questi metalli è altamente correlata a quella dei minerali principali (con coefficienti di correlazione tra 0,75 e 0,96), mentre i prezzi risultano spesso slegati, segnalando possibili tensioni sul lato dell’offerta.

Per fare un esempio concreto, l’85% del cobalto mondiale – essenziale per le batterie dei veicoli elettrici – proviene dalla Repubblica Democratica del Congo, dove è un sottoprodotto dell’estrazione di rame. Se la produzione di rame cala per motivi economici o politici, anche la disponibilità di cobalto diminuisce, facendo schizzare i prezzi. Lo stesso vale per indio, gallio e tellurio, impiegati nei semiconduttori e nei pannelli solari, la cui produzione dipende dai livelli estrattivi di zinco e bauxite.

Questa interdipendenza crea un rischio significativo: se la domanda di terre rare cresce più velocemente di quella dei metalli principali, l’estrazione non sarà in grado di soddisfare il fabbisogno, portando a crisi di approvvigionamento e forti aumenti dei prezzi.

La Contromossa degli USA e dell’Europa: Nuove Miniere e Riciclo

Di fronte a questo scenario, le grandi potenze stanno cercando soluzioni alternative per garantire la sicurezza degli approvvigionamenti:

  1. Apertura di nuove miniere: progetti minerari in Nord America, Australia e Scandinavia stanno ricevendo investimenti pubblici e privati per aumentare la produzione al di fuori della Cina. Tuttavia, l’apertura di una miniera richiede 10-15 anni, rendendo questa opzione un’arma a lungo termine.
  2. Sviluppo del riciclo: oggi, il tasso di riciclo delle terre rare è inferiore al 5%, ma l’UE e gli USA stanno introducendo normative per aumentarlo. Per esempio, in Europa è stato proposto di recuperare i metalli critici da batterie esauste, turbine eoliche e dispositivi elettronici.
  3. Accordi strategici: gli Stati Uniti stanno negoziando con Paesi come Brasile, Vietnam e Kazakistan per ottenere forniture di terre rare, cercando di ridurre la dipendenza dalla Cina.

Brasile: Il progetto Serra Verde in Brasile ha recentemente ricevuto un investimento di 150 milioni di dollari da parte di Denham Capital, Energy and Minerals Group e Vision Blue Resources. Questo investimento è stato accolto positivamente dal Minerals Security Partnership (MSP) guidato dagli Stati Uniti, evidenziando l’importanza di sviluppare catene di approvvigionamento sostenibili e diversificate per le terre rare. https://2021-2025.state.gov/united-states-welcomes-new-investment-in-rare-earth-element-production-for-serra-verde-project-in-brazil/

Vietnam: Durante una visita in Vietnam, il presidente degli Stati Uniti ha firmato un accordo per assistere il Vietnam nella mappatura delle sue risorse di terre rare e nell’attrarre investimenti di qualità. Questo sforzo mira a incrementare la produzione vietnamita di terre rare, riducendo la dipendenza globale dalla Cina. ​ https://www.instituteforenergyresearch.org/international-issues/biden-encourages-rare-earth-investment-in-vietnam/

 Kazakistan: Il Kazakistan possiede 15 giacimenti di terre rare e sta cercando di rafforzare la cooperazione internazionale per sfruttare queste risorse strategiche, fondamentali per le tecnologie pulite e l’energia rinnovabile. https://www.miningsee.eu/kazakhstans-rare-earth-deposits-a-strategic-asset-for-clean-technology-and-international-collaboration/

  • Tecnologie alternative: aziende come Tesla e Toyota stanno sviluppando motori elettrici senza terre rare, mentre nei semiconduttori si studiano materiali sostitutivi come il carburo di silicio.

Conclusioni: Il Rischio di una “Guerra delle Terre Rare”

La competizione globale per il controllo delle terre rare è destinata ad intensificarsi nei prossimi anni. La Cina, consapevole del proprio vantaggio strategico, potrebbe utilizzare nuovamente queste risorse come strumento di pressione geopolitica, come ha già fatto con il Giappone nel 2010 e con gli Stati Uniti durante le tensioni commerciali sotto l’amministrazione Trump. Allo stesso tempo, l’Occidente sta accelerando gli sforzi per costruire una supply chain alternativa, ma i tempi lunghi e i costi elevati rendono difficile un’indipendenza completa nel breve periodo.

Il caso dell’Ucraina dimostra come le terre rare siano entrate a pieno titolo nel gioco geopolitico globale: gli Stati Uniti non investono in questi giacimenti solo per il loro valore economico, ma per creare un sistema di alleanze basato sul controllo delle risorse strategiche. La guerra in corso, con la Russia che cerca di mantenere il controllo su aree minerarie chiave, aggiunge ulteriore incertezza a questo scenario.

Il futuro dell’energia pulita, della mobilità elettrica e dell’industria tecnologica dipenderà quindi dalla capacità di trovare un equilibrio tra domanda e offerta di questi materiali critici. Se le politiche di diversificazione non saranno abbastanza rapide, il rischio è che la transizione ecologica diventi ostaggio di una nuova “guerra delle terre rare”, in cui il controllo delle materie prime sarà più determinante del progresso tecnologico stesso.

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