(ANSA) – ROMA, 19 MAG -I promotori del documento partono
dalla considerazione di quanto sia “fondamentale garantire la
sicurezza dei lavoratori, (che si rifletterebbe automaticamente
su quella della società civile, di cui i lavoratori
costituiscono una parte rilevante,il 39%)”. Per questo
propongono uno screening rapido nei luoghi di lavoro,
considerando 24 milioni di lavoratori attivi potenzialmente da
testare con il tampone a partire dalla prevalenza di 0.36% casi
di Covid-19 calcolata considerando i 219.070 casi totali
registrati al 12 maggio sulla popolazione italiana di oltre 60
milioni di abitanti. Se necessario, sarebbe facile aumentare la
prevalenza di 5-10 volte per ottenere il campionamento relativo
a diagnosticare e porre in quarantena gli infetti asintomatici
contagiosi.
Per questo motivo, si legge nel protocollo, “è stata
valutata la possibilità di ridurre consistentemente il volume
dei test identificando un campione di lavoratori statisticamente
significativo” e “per mantenere un approccio al contempo
flessibile, reattivo e preciso, si è proceduto ad un calcolo del
numero di campioni combinante stime di prevalenza, R0 e funzioni
di costo”. Il protocollo richiede quindi “con forza”
l’attivazione a livello nazionale di 60 laboratori, ossia
almeno uno ogni milione di abitanti, a struttura modulare e
dedicati nella fase di start up all’analisi di una media di
2.000-4000 tamponi al giorno. Le strutture saranno supplementari
a quelle validate nella Fase 1.
Circa il finanziamento dei laboratori ,il protocollo propone
una collaborazione con l’iniziativa pubblica da parte di
Confindustria, associazioni di categoria, forze trainanti
dell’economia e fondazioni bancarie. “Se governo e regioni
concretizzassero l’avvio del progetto con urgenza – rilevano gli
esperti – un’eventuale riacutizzazione autunnale dell’epidemia
non farebbe trovare il Paese impreparato”.(ANSA).