Aggiorniamo la strategia anti covid

Di Claudio Zucchelli, presidente aggiunto onorario Consiglio di Stato

Stavo scrivendo l’articolo che segue a commento dell’ottima audizione di Parisi al Senato, quando ho saputo della sospensione del vaccino ASTRAZENECA sull’intero territorio nazionale.

Non entro ovviamente nel merito. L’accaduto va a genio con quanto avevo scritto nelle considerazioni iniziali dell’articolo. La sospensione di AZ costituisce uno di quegli intoppi cui mi riferisco nel testo, e al contempo alimenta i dubbi sulla esistenza di meccanismi sconosciuti e incontrollabili che potrebbero interferire pesantemente sui nostri progetti e quindi sul piano vaccinale.

Riprendo quindi il mio articolo,

Dal documento di Parisi si evince che raggiungere l’immunità di gregge è un imperativo categorico, con il corollario che essa richiede percentuali di vaccinazione reali maggiori di quelle di cui sino ad oggi si è parlato (90% invece che 70% a causa della maggiore contagiosità delle nuove varianti e del calcolo circa la efficacia non al 100% del vaccino) ed inoltre una diffusione territoriale che va ben oltre il nostro Paese, ma anche l’Europa. Osserva Parisi che non vi è solo la considerazione di un dovere morale, ma anche una questione di pura autodifesa. Se non si blocca l’epidemia nel terzo mondo il virus continuerà a circolare e a mutare e quindi a diventare più contagioso o più letale. Non sarebbe più possibile contenere le varianti.

Il documento Parisi conferma la pianificazione di Figliuolo circa il traguardo a regime di 500.000 dosi al giorno dalla metà di aprile in poi e il completamento del piano entro l’autunno.

Ma purtroppo, il documento Parisi pone sull’avviso circa la necessità, quand’anche tale risultato fosse raggiunto, di continuare le vaccinazioni a fronte del problema dei richiami e delle varianti al virus. Pone inoltre, come accennato, il problema degli altri Paesi extraeuropei.

Insomma, ci si apre uno scenario possibile, anzi probabile, in cui la mobilitazione vaccinale e la certezza della immunità di gregge si traspongano ben al di là dell’autunno prossimo. Non solo, questo allungamento di una situazione emergenziale non è privo di conseguenze. Intendo dire che non si tratterebbe solo di completare una pianificazione vaccinale nei dettagli, limandone gli aspetti ancora incompleti, ma di continuare ad agire in una situazione di per sé ancora pandemica. Nel senso, cioè, che non potremmo dire nell’autunno che la pandemia è debellata e il virus eradicato, ma solo che abbiamo raggiunto un livello di copertura tranquillante, e dovremmo anche ammettere che il virus continua a circolare e che, soprattutto se continua a variare, la trasmissione esponenziale del contagio potrebbe anche riprendere.

Ciò a mio avviso corrobora la convinzione che il pur ottimo Governo Draghi sul punto stia commettendo un errore strategico, continuando nella politica di Speranza e del CTS dei soli lock down, sia pure in concomitanza con la campagna vaccinale.

In effetti, il Governo basa il suo intervento sul raggiungimento di due obbiettivi strategici: la vaccinazione di massa e la eliminazione o riduzione dei contatti sociali nel corso dei quali il virus si trasmette.

Esaminiamoli entrambi.

Il primo si appalesa insufficiente da solo a porre in sicurezza il Paese, per due motivi. Prima di tutto per quanto si è osservato prima, e nello stesso documento Parisi, e cioè che anche il raggiungimento dell’obbiettivo pianificato non darebbe la certezza di avere risolto la situazione e si dovrebbe continuare una vasta campagna di vaccinazione, per un tempo non prevedibile. Quindi completare la vaccinazione dell’intera popolazione è un imperativo, ma da solo potrebbe essere insufficiente.

Lo stesso obbiettivo strategico, inoltre, è soggetto ad un’alea di rischio elevata.

Il piano infatti dipende in primo luogo dalla perfezione dei meccanismi logistici, sulla quale confidiamo, attesa la notoria efficienza del generale Figliuolo e della logistica militare. Tuttavia ben sappiamo che talvolta vi sono situazioni imprevedibili e impreviste che nella specie potrebbero far calare il ritmo delle 500K dosi giornaliere. Ciò costituisce un fattore di rischio da valutare.

In secondo luogo, la consegna dei vaccini non si appalesa, allo stato attuale, come un flusso certo, per le note vicende (tra cui ultima la sospensione di AZ). Anche per questa essenziale certezza, cioè le consegne certe nel tempo, nello spazio e nella quantità, affrontiamo un rateo di rischio molto elevato. Non solo per le asserite difficoltà produttive, ma anche per la possibilità che intorno alla questione dei vaccini si giochino partite geopolitiche non controllabili dai singoli Paesi.

In conclusione, il raggiungimento del primo obbiettivo strategico è sottoposto ad un rischio di fallimento abbastanza elevato, o quanto meno tale da spostare molto avanti nel tempo il raggiungimento della tranquillità sanitaria. Potrebbe andare tutto bene, alla perfezione, ma con buona probabilità anche no. E’ dovere del Governo prevedere anche le situazioni devianti.

Ad esso, quindi, deve affiancarsi un obbiettivo strategico complementare che il Governo ha individuato nell’impedire i contatti sociali e con essi la trasmissione del virus.

Qui si appunta la mia critica. In primo luogo perché è sbagliato l’obbiettivo in sé.

Esso dovrebbe essere quello di impedire o diminuire non i contatti sociali, ma la trasmissione del virus, il che non è la stesa cosa.

Si obbietterà che impedire i contatti sociali serve appunto a impedire la trasmissione, ma è facile replicare che gli effetti non intenzionali degli strumenti necessari a raggiungere l’obbiettivo sono insopportabili per una società, dal punto di vista sia economico sia psicologico, sia pedagogico.

Nel bilanciamento dei vari interessi, quindi, il Governo ha perpetuato la fallimentare politica del Conte2, sostanzialmente ripetendo il lock down (mascherato col giochino delle  regioni colorate, ma fino ad aprile sostanzialmente di lock down totale si tratta). Metodologia che abbiamo già sperimentato e che si è rivelata, a medio tempo, un vero fallimento. Non ha impedito, infatti, la seconda e terza ondata e non impedirà le prossime (salvo l’effetto concomitante dei vaccini che nel frattempo saranno somministrati) perché qualunque chiusura non è in grado di assicurare l’eliminazione al 100% dei contatti e quindi delle trasmissioni.

E’ corretto ritenere che in un frangente di vera emergenza, cioè di un fatto improvviso e imprevedibile come avvenne lo scorso anno, il lock down fosse l’unica misura immediata possibile, ma oggi a distanza di un anno tale situazione diviene inaccettabile. E, sia detto per inciso, dimostra la assoluta inefficienza e incompetenza del Governo Conte2 e del suo Ministro della salute.

Letter 150 già mesi addietro aveva sollevato la stessa problematica, proponendo dieci interventi da porre subito in cantiere proprio diretti non ad impedire i contatti sociali, ma la trasmissione (la proposta si trova sul sito). Per brevità non li rammento in questa sede. Cito, solo a mo’ di esempio, il raddoppio dei mezzi di trasporto pubblici mediante l’utilizzazione dei mezzi militari e privati requisiti, l’aumento delle aule e degli insegnanti, ovvero la fornitura alle famiglie dei device per la DAD e degli abbonamenti con i provider ed altro, l’investimento in apparati di sanificazione dell’aria negli uffici pubblici e privati, sui mezzi pubblici e nelle scuole ed altri ancora.

In sostanza, l’obbiettivo deve essere quello di permettere alla società di vivere la sua vita quasi normalmente, perché con la garanzia che quelle attività usuali, come la frequentazione degli uffici pubblici degli autobus e delle metropolitane, delle palestre, delle scuole, dei ristoranti etc., avviene sotto l’usbergo di protocolli, strumenti, apparati tecnici, infrastrutture che riducono il rischio contagio a livelli epidemiologicamente accettabili.

D’altro canto, si rifletta sul fatto che nemmeno il lock down da zona rossa raggiunge livelli accettabili di sicurezza. Infatti esso non è totale, non impedisce cioè i contatti al 100% (e come mai lo potrebbe?) atteso, per tacer d’altro, che le eccezioni (motivi di lavoro, salute etc.) permettono comunque la circolazione e i contatti tra un numero elevato di persone.

A ciò si può obbiettare che già le attuali norme di chiusura combinano appositamente la riduzione drastica dei contatti dovuta al lock down e il rispetto dei protocolli, minimizzando il rischio a livelli soddisfacente. Ma occorre replicare che ciò avviene con enorme spregio delle esigenze dei cittadini e della società, addossando esclusivamente a loro il costo della operazione.

In sostanza oggi lo Stato pretende di conculcare i diritti naturali degli individui, ivi compresi i più basilari quali la circolazione, la scuola, la gestione del proprio domicilio, la pietà verso i parenti etc., chiedendo ai cittadini di sacrificare tutto se stessi, ma non dando nulla in cambio (Non voglio qui aprire il discorso delle casse integrazioni, degli indennizzi etc. perché fuori tema).

E non si tratta solo del mancato rispetto delle persone in quanto tali, ma anche della indifferenza verso una situazione economica che ci vedrà in condizioni forse irrisolvibili.

Un’ultima considerazione, come corollario.

In un articolo circa il dl 16 aprile 2020 su Il Dubbio (lo si trova su www.claudio.zucchelli.it) chiedevo chi dirigesse la politica in Italia, a fronte della totale delega che Conte aveva attribuito alle varie task force, tra cui anche il CTS. Osservavo che ciò aveva anche dei forti risvolti incostituzionali oltre che inefficacia delle decisioni,

L’andazzo è durato per tutto il Governo Conte ed ha registrato un climax soprattutto nella invadenza del CTS, alimentata dalla voglia della politica di delegare ad altri le decisioni pericolose, al grido: è ora che qualcuno si addossi le mie responsabilità!

A ciò si è aggiunta la smania di potere, visibilità e protagonismo propria dell’uomo, che ha determinato una situazione in cui la informazione è diventata caotica, confusionaria, contraddittoria, in cui tutti dicono il contrario di tutto, ma soprattutto in cui l’unica soluzione suggerita dagli esperti, secondo la loro ottica, e propugnata anche dal CTS, è appunto il lock down. La prof. Capua, ad esempio, pochi giorni orsono ha invocato due mesi di lock down totale, evidentemente indifferente, o ignara, delle conseguenze politiche (nel senso di incidenza sulla vita della polis). Orbene, ciò è inaccettabile perché questa è e deve essere solo una decisione politica, perché implica interessi anche non solo sanitari, ma vitali per il Paese e quindi un bilanciamento e un contemperamento che non è nelle corde del tecnico esperto, il quale, giustamente, è in grado di valutare solo il suo proprio mondo di conoscenze e di conseguenze.

Il bilanciamento di interessi, la riduzione ad unità delle problematiche, l’assunzione della paternità politica perché possano poi dispiegarsi le conseguenze politiche di tale responsabilità, sta in mano al Governo e non al CTS, come è invece allo stato attuale.

Nei meccanismi costituzionali di governo i tecnici sono chiamati a rendere possibili le soluzioni trovate dalla politica, non a dettare essi le soluzioni. Chi non capisce questo semplice assioma è fuori dalla politica, dai meccanismi democratici della costituzione e realizza, sostanzialmente, una forma peculiare di Governo oligarchico e autoritario. Come Tocqueville metteva in guardia contro il Governo dei giudici (e da giudice dico: sante parole!) occorre oggi mettere in guardia dal Governo dei tecnici che ha sempre dato pessimi risultati, e non mi avventuro in paragoni storici che potrebbero sembrare offensivi.

Si obbietterà che solo i tecnici conoscono le conseguenze delle varie decisioni. La replica è molto semplice e scaturisce da ormai secolari rapporti tra il Potere e il Consigliere del Principe. Le categorie mentali dei tecnici, siano essi giuristi, medici o ingegneri, sono quelle giuste per risolvere problematiche giuridiche, mediche, ingegneristiche, ma solo le categorie della politica sono utili per risolvere problematiche politiche. Cosa diremmo di un politico che vuole suggerire la cura del raffreddore o la progettazione di una strada?

Sul lato della comunicazione importanti novità sono state adottate dal Governo Draghi per accentrare e controllare la comunicazione ufficiale. Ora esso riprenda in mano le redini della politica sanitaria, che non è una categoria della medicina ma della politica, cambi finalmente ministro e decida di investire in quelle misure che abbiamo suggerito e sulle quali, finalmente, comincia a delinearsi un consenso anche di qualche partito.

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