La proposta del leader di Azione, Carlo Calenda, di un percorso liceale fino a 18 anni obbligatorio per tutti in cui s’imparino arte, storia, musica, cultura, con gli studi professionali e tecnici rinviati a dopo, “appare anacronistica e velleitaria”. Così Lettera150, il think tank che riunisce oltre duecento professori universitari, in un comunicato dopo la annunciata riforma scolastica di Carlo Calenda. “Questa idea di un liceo per tutti ben si sposa con la proposta contenuta nel programma di Azione di rendere obbligatoria la scuola fino a 18 anni e con la ventilata ipotesi del governo Draghi di un biennio unico fino a 16 anni”, si legge nella nota.
Gli accademici passano in rassegna le ragioni per cui la proposta è da bocciare: “Essa appare certamente contraria alla necessità di valorizzare i talenti individuali dei ragazzi e di venire incontro ai fabbisogni del mondo produttivo. È semmai necessario pensare ad un potenziamento della istruzione tecnico professionale, trasformandola in una scuola di serie A, non nella seconda o terza scelta dei giovani e delle famiglie, come purtroppo accade ancora oggi, tanto più che con gli ITS Academies si è aperta la possibilità di costruire un percorso tecnico professionale graduale e continuo dai 14 ai 22 anni per tecnici di alta specializzazione. Si tratta oltretutto di una idea, quella lanciata dal leader di Azione, che va contro le precise richieste che provengono dall’Unione Europea e non tiene conto di quanto accade nei Paesi più economicamente avanzati del Continente come Germania, Svizzera, Austria, Francia, Danimarca, Svezia, Regno Unito”. Commenta Giuseppe Valditara, professore dell’Università di Torino e coordinatore di Lettera150: “Di fondo alla proposta di Azione vi è l’idea che l’approccio al lavoro già durante la scuola sia un fatto negativo, quando invece l’imparare a fare è esperienza formativa utile, che va giustamente declinata nei vari tipi di scuola superiore. Sono i valori della cultura classica”, aggiunge Valditara, “che vanno trasmessi anche negli istituti tecnici e professionali, non è l’esperienza laboratoriale o in azienda che va eliminata”.