Il confronto Campania-Andalusia
Gian Carlo Blangiardo
Presidente ISTAT
Non vi è dubbio che il cambiamento delle norme che regolano ogni Comunità locale possa determinare, se ben concepito anche alla luce di adeguate verifiche empiriche, importanti miglioramenti nella qualità della vita dei soggetti che ne fanno parte. Eloquente in tal senso è l’esempio della Comunità Andalusa, per la quale le successive modifiche statutarie – di cui quella del 2007 è stata la più significativa – hanno dimostrato di potersi accompagnare a oggettivi progressi in ambiti importanti del panorama socio-economico.
È bene ricordare come in Andalusia, tra gli anni ’90 e oggigiorno, il PIL pro-capite sia cresciuto di oltre il doppio, il tasso di disoccupazione sia sceso di un terzo e il livello di analfabetismo si sia più che dimezzato. Tutto ciò in una realtà che, a fine del secolo scorso presentava ancora nei tre domini in oggetto valori in linea con una condizione di forte arretratezza.
Se volessimo avviare un confronto con la dinamica di una regione Italiana comparabile, converrebbe osservare che negli anni ’90 era verosimilmente la Campania l’ambito territoriale più assimilabile all’Andalusia sotto profilo socio-economico, ma al tempo stesso dovremmo anche sottolineare come la Campania, differentemente dall’Andalusia, non abbia goduto i favori dello stesso sviluppo. Infatti i dati statistici del BES – gli ultimi indicatori del così detto “Benessere Equo e Sostenibile” elaborati annualmente da Istat – collocano tuttora la Campania al penultimo posto nel dominio ”Istruzione e formazione” e all’ultimo sia in quello del “Lavoro” che in quello del “Benessere economico”.
Rispetto alle dinamiche andaluse, nel passaggio dagli anni ’90 ai primi decenni del nuovo secolo si rileva in Campania una riduzione dell’analfabetismo solo leggermente più contenuta (-52% a fronte di -57%), ma se si considera il reddito pro-capite l’incremento appare decisamente più ridotto (solo un modesto +65% in valori correnti) e soprattutto la variazione del tasso di disoccupazione si limita, tra il 1995 e il 2018, a un modestissimo -0,5%.
Il modello andaluso, nelle diverse forme con cui è maturato, potrebbe dunque rappresentare un utile riferimento per attivare sviluppo e qualità della vita in quelle realtà locali, di cui la Campania è solo un esempio emblematico, che richiedono sempre più attenzione nelle scelte politiche e amministrative.
*presidente istat