La luce della memoria delle discipline umanistiche e la scienza

Vs la woke. La questione del liceo unico

Se la poesia è fare del linguaggio la rete che contiene il Mondo; se dipingere è infiammarsi della visualità fino ad astrarla; se la musica è la conquista magica dei suoni nella loro distribuzione, tutto questo è humanitas. E per essa si intende  l’emergere dell’uomo dalla sua animalità.

Humanitas come fulgore di spiritualità, come riconoscimento del breve e passeggero nell’universale. L’humanitas si sprigiona dalle arti e  nell’ascoltare il pensiero del mondo con il suo arrampicarsi nei millenni alla ricerca di estrapolare la verità. E’ lo slanciarsi nel tempo, immergersi nel passato, interrogare il futuro, nuotare nel presente senza essere sommersi dalle sue onde. Ed è incontrare in questo oceano di ignoto, che opprime la tragicità della condizione umana, la scienza che vola come mitico cavallo alato nel cuore cosmico.

Come si conquista l’humanitas? Certamente con lo studio delle humanae litterae: letterature, storia, filosofia e arti. Esse sono memoria pura che va filtrata, ravvivata dall’impulso verso il nuovo, dall’entusiasmo della scienza. La fusione dei saperi  rappresentò l’esaltazione dell’uomo rinascimentale.

Per uscire dalla deriva dell’Occidente sempre più bombardato dalla barbarie,  sempre più impacciato nel capire la sua via è necessario fornire ai giovani la maggiorata possibilità – se se la sentono – di affrontare studi integrati. Questo, in Italia, si ottiene fondendo il liceo classico con quello scientifico, il che  significa liceo unico da attivare con materie obbligatorie comuni, materie opzionali ( che ogni allievo potrà scegliere nel ventaglio proposto) e comunque l’opzione di frequentare il livello standard delle discipline o  il livello più alto di approfondimento.

Non diversamente opera l’International Baccalaureate. Ovvio il diploma sarà distinto sui percorsi scelti.

L’amore per il sapere necessita per esprimersi del ventaglio dei modi in cui esso si manifesta. La cultura umanistica che favorisce il riconoscimento dei valori, il disprezzo del vacuo e del futile, dei falsi idoli e che serve ad accrescere la qualità dell’ animo/ mente del singolo e, per estensione e proiezione, della comunità in cui i singoli sono immessi, deve irrorare il percorso di questo liceo. Si tratta di educazione all’autodeterminazione, alla libertà di pensiero, al rispetto che la società esige. E’ un bagno di ‘intelligenza’ nel senso proprio del termine che significa ‘comprensione’, in ogni singolo caso e in toto.

La woke (leggi: cancel culture), in quanto uccide la memoria è confrontabile con le rovine cosmiche che abbattono ere e continenti.

L’uomo senza memoria (che include anche quella degli errori commessi, ai fini di non ripeterli) torna ad essere il balbettante delle caverne, l’animale setoloso primitivo: saetigeris… pares subus silvestria membra/ nu<da> dabant terrae, nocturno tempore capti, Lucrezio (simili a setolosi cinghiali sorpresi dalla  notte nudi stendevano a terra le selvagge membra).

L’ipnosi che la woke vuole indurre nel mondo occidentale è una manipolazione nazista (dei padroni dei mercati e delle comunicazioni che  rende schiava con la politica la stessa etica), tanto più in forma ingigantita delle stesse Bücherverbrennungen, roghi di libri organizzati nel 1939 dalla Germania, con cui il nazismo intendeva annullare ogni ideologia che non fosse quella del terzo Reich.

Perché bisogna percorrere le vie della cultura, dense di stimoli, di avvertimenti, che la memoria offre? Non solo per il conforto di ogni vita vissuta che specchia la nostra, non solo per il fine in sé del velo della realtà squarciato dalle scienze ma perché ci offre il solo percorso che ci chiama fuori dall’esistenza umana ancora tarlata dalle lotte, dal corpo a corpo dei primitivi animali che ancestralmente siamo stati.

La scienza ci regalò il tempo e lo spazio numerus, res cum ad vitam necessaria tum una inmutabilis et aeterna; quae prima inpulit etiam, ut suspiceremus in caelum, nec frustra siderum motus intueremur dinumerationibusque noctum ac die<rum> …, Cicerone (il numero, cosa tanto necessaria alla vita quotidiana, quanto cosa sola immutabile ed eterna che per prima ci spinse a guardare il cielo e a non osservare invano  il moto delle costellazioni e con il calcolo delle notti e dei giorni…), le erbe riconosciute curarono le ferite, le febbri, la scrittura (antichi disegni) assolse il compito di fare memoria e di confessare lo sgomento dell’uomo che si scopre solo nell’Universo.: le silence éternel de ces espaces infinis m’effraye, Pascal; io sempre l’una e l’altra mano / getto a una rupe, un albero a uno stelo/ a un filo d’erba per l’orror del van, Pascoli.

A questo sgomento  per converso l’uomo reagisce e scoprì  il suo piccolo nido pueri…parentum/ blanditiis facile ingenium fregere superbum, Lucrezio (i bambini piegarono facilmente con le loro tenerezze la dura natura dei padri), e provò il sentimento di ‘ amicizia’ (in altra casa filosofica sarà solo e più intensamente vero e proprio afflato che ignora anche l’ ‘utile’ ) nei confronti degli altri tunc et amicitiem coeperunt iungere aventes finitimi inter se nec laedere nec violari (Lucrezio (allora i vicini cominciarono anche a stringere amicizia tra loro con il desiderio di non portare  e di non soffrire violenza) . La ‘concordia’ genera la società .

Rivederci dall’inizio significa acquisire la consapevolezza del lunghissimo , travagliato cammino della nostra storia e quella di conseguenza di dover spazzare via la leggerezza della passività di fronte a quanto si arma contro noi occidentali per far deflagrare le nostre mura, i nostri valori raggiunti, compreso quello stesso del rapporto di ‘amicizia’ che tiene conto del diritto che ogni collettività si dà, ma riconosce certamente la ‘legge non scritta’ che l’humanitas ( faro della nostra cultura ) ha dettato.

Emanuela Andreoni Fontecedro
Gia’ Prof ordinario di Letteratura Latina Università Roma Tre

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *