Emanuela Andreoni Fontecedro
Brevi indicazioni quelle del Ministro Valditara a proposito di contenuti didattici di riferimento da considerare per la scuola primaria e la secondaria di primo grado (che con la tradizione chiamiamo scuola media) ma esse sono di così grande respiro culturale che necessitano di un’osservazione ravvicinata.
La Bibbia, il latino, le saghe nordiche, la musica
La Bibbia è si un testo sacro per gli Ebrei e i Cristiani (anche l’Islam conosce Adamo, Abramo, Mosè) ma è anche il libro – memoria da Oriente a Occidente del tentativo di spiritualizzazione dei popoli. Oltre a portare testimonianza di antiche vicende, di antichissima storiografia. E che dire dell’esigenza che rivendica dell’abbandono del paganesimo, riassunto in quel vitello d’oro, così adorato e che opprime anche il costume mentale odierno, che altro non rappresenta (un simbolo come anche ricordato da papa Francesco) se non l’ottenebramento della morale, facendo dio la ricchezza, il potere?
Non mancano studi filologici sul Libro dei Libri, capaci di analizzarlo con seria laicità e che aggiungono fascino al vecchio Testamento, trasportandolo da testo sacro per alcuni a rappresentare comunque un’immersione nel vasto patrimonio dei significati umani.
Non dimentico per esempio, che lo splendido Cantico dei Cantici (certo bisogna amare il soffuso sapore della poesia per apprezzarlo) così tanto discusso dai teologi nei secoli, (estromesso dalla Bibbia ebraica e non accettato dai protestanti), è stato anche riportato ad antiche usanze dei beduini e al canto di nozze, presso la tenda, lì mentre viaggiano nel deserto? Questo spessore culturale è esaltante come il profilo pur aniconico della divinità, àncora e fiducia ovunque nel mondo della mente umana.
E che dire della dolcezza dei Vangeli? Quanto in essi i commentatori sentono connesso con il verbo dello Stoicismo Romano, così umanizzato in Seneca, senza dimenticare che lo Stoicismo antico non solo ha alle spalle il senso del sociale di Aristotele, ma è ricollegabile (i suoi primi maestri sono orientali) a sentimenti buddisti?
La cultura nasce e vive in questi incontri, in questa trasfusione di pensiero. La cultura è comunità umana, è sete di conoscenza.
Fatte salve discipline imprescindibili quali la storia (didatticamente non ideologizzata) e la geografia che costituiscono la struttura solida su cui impostare ogni disamina e giudizio, quale è la funzione del latino, che ricompare con grande significato, e viva utilità seppur ,in fondo, timidamente, nella scuola media?
Il latino ci conduce verso il passato, alla radice della nostra lingua, al principio dei nostri pensieri e alla loro organizzazione mentre va riconosciuto che le opere scritte in latino sono state modello e sfida nei secoli per gli autori moderni europei.
E’ chiaro che nel ridotto orario , l’apprendimento del latino vada indirizzato – come già suggerito dal Ministro – soprattutto al rafforzamento della conoscenza dell’italiano. Credo che ogni docente potrà adottare nella sua classe il metodo che ritenga valido al raggiungimento di questo obiettivo. Certamente è essenziale porre a confronto la struttura della lingua analitica con quella sintetica (un aiuto già da qui per l’apprendimento per es. in futuro o parallelamente del tedesco). Non si tratta affatto di sbocconcellare in malo modo frasette ridicole in latino, ma di impostare un discorso linguistico, che coinvolga con la ricchezza del lessico, la sensibilità etimologica che apre alle altre lingue europee (non solo romanze, se pensiamo che il linguaggio intellettuale della scrittura anche delle lingue anglosassoni fruisce del contatto con il latino), agli aspetti morfologici e sintattici del latino confrontati con l’italiano in modo che si imposti al meglio l’organizzazione del pensiero nella conseguenzialità e chiarezza della scrittura e della stessa lingua parlata. La costruzione serratamente coordinata del periodo latino controllato dal regime del verbo nel riscontro tra reggenza e dipendenza è esemplare modello di trasparenza comunicativa.
Cosa dire dell’indicazione del Ministro in riferimento alle saghe nordiche e alla musica?
Tutta l’impostazione del prof. Giuseppe Valditara nasce da una visione umanistica ad ampio spettro, in cui predomina il desiderio di permettere ad ogni studente di conoscerne gli elementi portanti. E per conoscere l’Europa dei popoli dobbiamo confrontarci a partire dalle nostre tradizioni, dai sentimenti che sono rimasti registrati nelle nostre scritture. Noi italiani ad esempio sappiamo facilmente riconoscere i primi poemi che la Grecia ci ha lasciato l’Iliade e l’Odissea (nel primo anno almeno della secondaria di primo grado dovrebbero essere indicate) ma questa epica classica, che ci apre gli orizzonti storici dalla guerra di Troia risalente al XIII-XII sec .a.C. (i poemi appartengono a un’oralità che datata all’XI sec. si propaga fino alla loro scrittura, più probabile datarla nell’ VIII sec.a.C.) che ci regala dei ed eroi, l’aldilà di rimpianti, il senso della virtù non solo guerresca, il mare ricco di sirene e di voci, gli affetti familiari può essere affiancata con vero arricchimento culturale agli eroi e alle loro, traversie agli dei di un pantheon più tardo ma ancora pagano, non senza il corteggio di maghi e talismani, di battaglie e passioni registrate nelle saghe nordiche.
Il Nord Europa non è lontano: fra l’altro non va ignorato che i popoli dell’Europa sono uniti dal comune denominatore di appartenenza allo stesso gruppo indo-europeo: lingua, etnia, senso religioso. La radice è lontanissima ma le tracce dei miti non si disperdono mai .Chiamiamo ancora i giorni con nomi di antichi dei (agganciati ai pianeti) che sono del tutto speculari nelle loro funzioni: per es. Martedì, Mardi, Martes (Marte) corrisponde a Tuesday, Dienstag (Tyr a.a. t. Tieslund), Mercoledì, Mercredi, Miercoles (Mercurio) corrisponde a Wednesday (cfr.omologo Wodan); Giovedì, Jeudi, Jueves (Giove), corrisponde a Thursday = con progressione fonetica Donnerstag ( Thor, dio del fulmine); Venerdì, Vendredi, Viernes (Venere) corrisponde a Friday, Freitag (cfr. l’omologa Freja).
Ma certamente è delle saghe che vogliamo parlare. E particolarmente della saga di Sigfrido che si espande dalla Germania, fino alla penisola scandinava e all’Islanda come testimoniano le due tradizioni di scrittura della saga stessa: quella germanica; il Niebelungenlied, Canto dei Nibelunghi (Siegfried), quella norrena l’Edda poetica – ci riferiamo particolarmente ai canti a lui dedicati – (SigurᲨr). La saga, nelle sue due versioni, che certamente si fonda su una tradizione orale, è datata generalmente al XIII sec. d.C. Armi, insidie, tradimenti, passioni, e l’eroe simbolo di lealtà e generosità. Wagner nell’800 dedicherà a questa esaltante mitografia una tetralogia, l’Anello deL Nibelungo, Der Ring des Nibelungen (L’oro del Reno, Das Rheingold, La Valchiria, Die Walkūre, Sigfrido, Siegfried, Crepuscolo degli dei, Die Gὄtterdāmmerung) essendo autore del testo letterario e della musica. Quale esempio migliore per sentire la bellezza delle arti che si compongono insieme, che si dànno realtà espressiva vicendevolmente, non si soffocano, si esaltano, si emozionano, si suggeriscono. Creano ‘i Sussurri della foresta‘, l’eco eroica della ‘Cavalcata delle Valchirie’, e con i Preludi e oltre le fasce orchestrali, le voci che narrano, quel susseguirsi incessante che è la ‘melodia infinita’ wagneriana.
L’arte trasfigura infine con una trenodia il mito nella catarsi: la morte dell’eroe. E’ infine la Gὄtterdāmmerung o in norreno Ragnarὄk, quando anche gli dei muoiono.
E’ il caso di ripetere che le materie umanistiche creano l’anima e il suo linguaggio? La Riforma Valditara della scuola di base, lasciando a ogni disciplina la sua dignità, il suo valore formativo, vuole dare, sin dall’inizio del percorso scolastico, anche questa possibilità di vasti orizzonti a ogni studente.