Tregua tra Ucraina e Russia: quale evoluzione?

Domenico Rossi, Generale, già Sottocapo di Stato Maggiore dell’Esercito

L’11 marzo scorso a seguito del confronto tra rappresentanti del Presidente Trump e del Presidente Zelensky il Ministro ucraino della Difesa Rustem Umerov si è detto ”grato a tutti i partecipanti all’incontro di oggi per i colloqui i molto produttivi e orientati ai risultati. Grato al mio collega americano, il Segretario alla Difesa degli Stati Uniti, per il suo supporto. Grato ai nostri amici e partner sauditi per la loro ospitalità”. Ciò avendo concordato con gli Stati Uniti un cessate il fuoco temporaneo di 30 giorni, peraltro da attuarsi solo con il mutuo accordo della Russia. In sostanza non un congelamento del conflitto ma sicuramente una pietra miliare per avviare un percorso verso una pace giusta e duratura . A latere i colloqui avevano comunque portato alla essenziale ripresa dell’assistenza alla sicurezza, inclusa la condivisione di intelligence e al ripristino dei colloqui con gli Stati Uniti circa lo sfruttamento delle sulle risorse minerarie ucraine.
A distanza di un mese si può obiettivamente affermare che la tregua non si è effettivamente concretizzata e che l’Ucraina ha continuato ad essere oggetto di attacchi aerei e missilistici che hanno interessato infrastrutture stategiche ma anche civili contestualmente alla lenta ma costante progressione sul campo. In particolare ,come noto nel 2024 l’Ucraina aveva portato una improvvisa avanzata nella regione russa di Kursk, occupando pìu di mille chilometri quadrati di territorio, callo scopo di creare una zona cuscinetto rispetto ai suoi confini nonché per trarne vantaggio in un eventuale negoziato di pace. Ultimamente i russi con il supporto di rinforzi nordcoreani hanno riconquistato quasi completamente il territorio perduto , con il rischio per le rimanenti truppe ucraine di essere isolate e distrutte. In tale contesto la regione che ora riveste la maggiore importanza è quella di Sumy per la sua posizione geografica, confinante direttamente con la regione russa di Kursk. Il controllo di Sumy potrebbe offrire alla Russia un corridoio logistico per ulteriori avanzate nel territorio ucraino e pertanto risulta essenziale per l’Ucraina mantenerne il controllo per prevenire l’espansione russa e proteggere le linee di comunicazione e rifornimento vitali per le operazioni nel nord-est del paese.

Detto della situazione sul campo, si osserva che sul fronte dei negoziati ,che vedono gli Stati Uniti confrontarsi sia con i russi sia con gli Ucraini in tavoli e momenti separati ,è difficile tracciare un quadro di certezza. Con affermazioni e correzioni o smentite che si susseguono. Prendendo spunto dalle ultime affermazioni non si può sottacere che ai primi di aprile la posizione di Mosca in relazione ai negoziati per porre fine alla guerra in Ucraina, viene esposta dal vice ministro degli Esteri russo Sergei Ryabkov in modo quanto meno dubbio in un’intervista alla rivista russa International Affairs Journal: “Non abbiamo ricevuto alcun segnale (dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump) indirizzato a Kiev per porre fine alla guerra. Tutto ciò che esiste oggi è un tentativo di trovare una sorta di schema che ci consenta di raggiungere un cessate il fuoco, come lo concepiscono gli americani”per precisare che non vengono affrontate le “cause profonde di questo conflitto”.

Quasi contestualmente il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, riferisce che in relazione agli incontri con gli Stati Uniti i temi in agenda “sono molto difficili e richiedono molto sforzo aggiuntivo”. ”Stiamo discutendo della regolamentazione ucraina, una questione molto complessa” che ”richiede molti sforzi aggiuntivi”, ha aggiunto.

Anche sulla proposta di una tregua sul Mar Nero che sembrava potesse essere un primo inizio concreto del processo di pace,la Russia ha posto delle obiezioni o la necessità di approfondimenti su “accesso ai porti, traffico marittimo civile, assicurazioni e così via”,. Per ultimo “Abbiamo bisogno ora non di promesse vuote ma di atti concreti”, ha affermato il ministro degli Esteri Sergei Lavrov. Per poi aggiungere “I nostri colleghi americani stanno ora esaminando le nostre proposte e ci hanno promesso una risposta a breve”.

In sostanza e tenuto anche conto della esclusione di fatto dalla trattativa di esponenti dell’Europa bisogna procedere con cautela nel giudicare un quadro di cui tengono le fila Trump e Putin.

Certo anche il Presidente Zelensky dovrà tenere conto nelle sue richieste non solo della situazione reale sul campo ma anche del fatto che sembra emergere comunque nel suo Paese una buona parte dell’ opinione pubblica che dopo tre anni di guerra spinge verso una situazione di compromesso o un accordo che faccia tacere le armi. Ciò fermo restando che sembra procedere positivamente l’intesa con gli Stati Uniti su una nuova bozza di accordo,arrivata a Kiev il 28 marzo, sullo sfruttamento delle risorse minerarie. Il Ministro degli Esteri Ucraino ha sottolineato a riguardo un aspetto di sicura importanza globale ovvero che “il rafforzamento della presenza delle aziende americane in Ucraina è un fattore importante” perchè potrà contribuire alla sicurezza del Paese e che “il processo negoziale è in corso con l’obiettivo di definire una versione accettabile per entrambe le parti”.

Certo non ispira ottimismo il fatto che il presidente russo Vladimir Putin,con decreto pubblicato il 31 marzo, abbia disposto la più grande coscrizione nell’esercito degli ultimi 14 anni. Sembrerebbe infatti che da aprile a giugno verranno arruolate nell’esercito 160 mila nuove reclute (per legge sono soggetti alla leva obbligatoria i cittadini di età tra 18 e 30 anni),anche se il Ministero della Difesa ha sottolineato che «La prossima campagna di leva non è in alcun modo collegata all’operazione militare speciale in Ucraina».

In data 6 aprile ovvero al momento della compilazione del presente articolo due notizie di rilievo sono appena state riportate dalla stampa.

La prima è relativa ad un colloquio telefonico tra il premier britannico Keir Starmer e la presidente della Commissione Ursula von der Leyen che “ha ribadito il forte impegno dell’Ue a collaborare strettamente con il Regno Unito in materia di sicurezza e difesa, nonché il sostegno condiviso e duraturo all’Ucraina, ed ha espresso preoccupazione per lo stallo degli sforzi di pace da parte della Russia”.

La seconda è che il rappresentante speciale del Presidente russo per gli investimenti e la cooperazione economica con l’estero, Kirill Dmitriev ha dichiarato in un’intervista all’emittente pubblica Pervyj kanal che sono previsti a breve nuovi contatti russo-americani “Certamente l’obiettivo principale è quello di ripristinare le relazioni russo-americane, e io sono impegnato in questo senso da molto tempo, da molti anni. Certamente l’attenzione è rivolta alla cooperazione economica e agli investimenti. Abbiamo discusso un gran numero di possibili progetti di investimento congiunti, sia nei metalli delle terre rare, sia nell’Artico, sia nel GNL”, ha aggiunto. “Vediamo l’inizio di un dialogo rispettoso e positivo”, ha proseguito Dmitriev, e durante i due giorni trascorsi a Washington “si è svolta una conversazione molto positiva e franca. Credo che i nostri colleghi statunitensi abbiano capito che è necessario ripristinare il dialogo con la Russia e che la Russia ha resistito al tentativo di sconfitta strategica che l’amministrazione del presidente Biden ha cercato di infliggerle”.

Due dichiarazioni che possono anche essere lette in modo contrastante come se fossero indirizzate a obiettivi diversi, ma in sintesi vanno a riaffermare che il quadro generale può essere giudicato in progressione positiva o negativa. Sicuramente si è rotta una fase di stallo e di solo combattimento e si è dato avvio a una fase diplomatica, negoziale e sicuramente difficile, in cui peraltro la grande assente sembra l’Europa che, al di là di dichiarazioni ed azioni comunque di sostegno all’Ucraina, non ha la forza di presentarsi in maniera unitaria ovvero geopoliticamente rilevante.

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