Sul Manifesto di Ventotene e dintorni

Per alcuni giorni ha preso la scena nei media e nei giornali il Manifesto di Ventotene, il documento da molti considerato un momento fondativo del progetto dell’Unione europea, scritto nel 1941 da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e con l’apporto di Eugenio Colorni durante il loro confino nell’isola di Ventotene. A mente fresca è forse giunto il momento di procedere a qualche riflessione di ordine generale. Continua a leggere

Europa. Il difficile equilibrio tra identità nazionali e valori comuni

Benedetto Croce, nella Storia d’Europa del secolo decimonono (1932), ricorda che la moderna religione della libertà è nata in Europa all’inizio dell’Ottocento, non solo dai moti delle nazioni oppresse contro i dominatori ma anche per soddisfare i bisogni di garanzie giuridiche, di partecipazione alle istituzioni di governo, di libera associazione e di aperta discussione delle idee, sviluppandosi in modo diverso nelle diverse nazioni europee ed in altre parti del mondo. Non ci si è giunti “per salto”, ma in seguito ad una lenta e progressiva elaborazione, che risale alla settecentesca Repubblica delle lettere ed ancor prima alle comuni radici cristiane, come ha illustrato Federico Chabod, nella Storia dell’idea di Europa (1961). Continua a leggere

Tregua tra Ucraina e Russia: quale evoluzione?

L’11 marzo scorso a seguito del confronto tra rappresentanti del Presidente Trump e del Presidente Zelensky il Ministro ucraino della Difesa Rustem Umerov si è detto ”grato a tutti i partecipanti all’incontro di oggi per i colloqui i molto produttivi e orientati ai risultati. Grato al mio collega americano, il Segretario alla Difesa degli Stati Uniti, per il suo supporto. Grato ai nostri amici e partner sauditi per la loro ospitalità”. Ciò avendo concordato con gli Stati Uniti un cessate il fuoco temporaneo di 30 giorni, peraltro da attuarsi solo con il mutuo accordo della Russia. In sostanza non un congelamento del conflitto ma sicuramente una pietra miliare per avviare un percorso verso una pace giusta e duratura . A latere i colloqui avevano comunque portato alla essenziale ripresa dell’assistenza alla sicurezza, inclusa la condivisione di intelligence e al ripristino dei colloqui con gli Stati Uniti circa lo sfruttamento delle sulle risorse minerarie ucraine. Continua a leggere

L’uso ideologico della storia: un vecchio vizio italiano

Non ho mai condiviso le tesi di coloro che, partendo da una cultura liberista che trovava in Friedich A, Hayek il suo teorico più coerente e prestigioso, sono portati a vedere nell’estensione dei compiti dello Stato, in virtù del Welfare, la porta dell’inferno totalitario. Condivido invece la posizione di Raymond Aron che, come ricorda Mahoney Daniel J. in The Liberal Political Science of Raymond Aron.A critical Introduction, 1992), non era affatto d’accordo con la tesi dello Hayek di The Road to Serfdom secondo cui lo stato sociale conduceva inesorabilmente al totalitarismo. “I regimi totalitari del ventesimo secolo erano tutti violenti e di natura ideocratica. Nessun regime totalitario era sorto come risultato dell’espansione degli stati socialdemocratici. Fascismo, nazionalsocialismo e bolscevismo erano tre movimenti ideologici che istituirono stati rivoluzionari che ruppero decisamente sia con il liberalismo che con la socialdemocrazia. Continua a leggere

La Costituzione e la guerra: perché non basta l’incipit dell’articolo 11

Le tensioni internazionali dell’ultimo trentennio hanno reso sempre più frequente nel dibattito pubblico la citazione dell’articolo 11 della Costituzione. Anzi, per essere precisi: delle sue prime quattro parole («L’Italia ripudia la guerra»), usate per stroncare ogni discussione riguardante la partecipazione alle operazioni fuori dei confini nazionali, il bilancio delle forze armate, la partecipazione alla difesa europea nazionale, e via dicendo. Ma la posizione della Costituzione è davvero così netta? Il principio fondamentale è davvero il disarmo? La vulgata politico-mediatica rispecchia o strumentalizza il testo?
Per rispondere non basterebbe un manuale di diritto, ma è opportuno almeno introdurre alcune delle principali coordinate attorno alle quali impostare un’analisi non ideologica della questione. Continua a leggere