Basta polemiche sterili: rispettare la lingua italiana non significa discriminare

Il Ministero dell’Istruzione, citando esplicite prese di posizione dell’Accademia della Crusca, ha raccomandato alle Scuole “di attenersi alle regole della lingua italiana che consentono l’utilizzo di soluzioni linguistiche comunque conformi alla tradizione ortografica italiana”, rinunciando, quindi, ad asterischi e schwa.
In sintesi, l’Accademia della Crusca, massima autorità in campo linguistico, definisce come non corretto da un punto di vista tecnico l’impiego dei due segni di cui sopra, per cui il Ministero dell’Istruzione che avrebbe dovuto fare, se non invitare a scrivere correttamente? Continua a leggere

Perché è necessario evitare segni eterodossi nell’uso della lingua scritta

La lingua è prima di tutto parlata, anzi il parlato gode di priorità agli occhi di molti linguisti. La lingua italiana corrisponde in maniera abbastanza fedele alla scrittura: questo ci è sempre sembrato uno dei suoi pregi, che condivide con lo spagnolo. Tale corrispondenza non è assoluta. In qualche caso occorrono più grafemi per un medesimo fonema: si pensi a ch (chiesa) rispetto a c (cane) per l’occlusiva velare sorda. Tuttavia l’italiano, da questo punto di vista, è più funzionale di altre lingue, come il francese o l’inglese, in cui la grafia è governata da un’eredità etimologica che l’allontana dalla pronuncia. Il rapporto tra scrittura e parola, per tutte le lingue, è comunque fissato da una tradizione consolidata nei secoli, che non può essere infranta a piacere. Segni grafici che non abbiano una corrispondenza nel parlato, introdotti artificiosamente per decisione minoritaria di singoli gruppi, per quanto dettati da buone intenzioni, servono soprattutto a creare problemi, confusione, oscurità. Inoltre le rivoluzioni ortografiche inventate da singoli riformatori, nell’italiano, hanno avuto sempre poca fortuna: così è accaduto nel Cinquecento con la riforma di Trissino, assolutamente priva di conseguenze pratiche. Continua a leggere

Quando le piazze diventano tre

A ben riflettere, nella manifestazione organizzata da Michele Serra del 16 marzo sono emerse tutte le contraddizioni, tutti i ritardi storici, tutte le illusioni della sinistra italiana, sia della vecchia che della nuova riformista. Innanzitutto la rilevanza attribuita alla piazza –una rilevanza, per Pietro Ingrao, addirittura ‘costituzionale’. Come cantava Giorgio Gaber nel 1972: “la libertà non è uno spazio libero/libertà è partecipazione” e si partecipa scendendo in piazza, manifestando, erigendo cartelli, cantando ‘Bella ciao’. Continua a leggere

Nelle scuole italiane l’Intelligenza Artificiale sarà al servizio del Pensiero Critico

I recenti sviluppi nel campo dell’intelligenza artificiale (AI) hanno avuto un impatto significativo sull’apprendimento, arricchendo e trasformando le modalità di insegnamento e di apprendimento in molti contesti educativi. L’intelligenza artificiale, in particolare quella generativa, offre strumenti avanzati che permettono di personalizzare l’insegnamento in modo estremamente preciso e dinamico. Ad esempio, grazie a algoritmi di apprendimento automatico, è possibile adattare i contenuti didattici alle esigenze specifiche di ciascun studente, tenendo conto del suo ritmo di apprendimento, delle sue difficoltà e dei suoi punti di forza. Ciò consente di creare percorsi formativi su misura, che rispondono in tempo reale alle necessità dell’apprendente, ottimizzando l’efficacia dell’insegnamento e promuovendo un apprendimento più profondo e duraturo. Continua a leggere

Ucraina, a che punto sono le trattative. Verso nuovi equilibri mondiali

Domenico Rossi, Generale, già Sottocapo di Stato Maggiore dell’Esercito Con l’avvento della Presidenza Trump si è assistito in breve tempo a un cambio di strategia nei confronti di vari aspetti di interesse geopolitico. Trump si è subito posto l’obiettivo di un creare un nuovo e migliore rapporto con la Russia soprattutto per dividerne gli stretti Continua a leggere

L’Italia e l’Europa riscoprono il nucleare

L’Europa sta progressivamente riscoprendo l’energia nucleare: è un trend che prosegue da alcuni anni, certamente accelerato dalla guerra in Ucraina e dalle instabilità dei mercati energetici. Oltre alla Francia, che ha in programma un grande piano, sia di ammodernamento del suo vasto parco reattori sia di costruzione di reattori di grande taglia (6 unità EPR2, più eventuali altre 8) e di piccola taglia modulare (Nuward), è il caso di citare i cambi di direzione sul nucleare in Svezia, Belgio, Olanda, addirittura in Spagna dove il Parlamento ha approvato una mozione che chiede al governo Sanchez di ribaltare la decisione circa il phase-out dall’atomo. Poi i programmi nucleari di Finlandia, Romania, Slovacchia, Slovenia. Nella Repubblica Ceca, la gara per la realizzazione di due nuovi reattori di grande taglia è stata vinta dai coreani, che hanno battuto francesi e americani. Infine, l’ingresso nel club nucleare di nuove nazioni come Polonia e Norvegia e il possibile clamoroso ritorno di due paesi fondatori dell’Europa: Germania e Italia. Continua a leggere