L’uso ideologico della storia: un vecchio vizio italiano

Non ho mai condiviso le tesi di coloro che, partendo da una cultura liberista che trovava in Friedich A, Hayek il suo teorico più coerente e prestigioso, sono portati a vedere nell’estensione dei compiti dello Stato, in virtù del Welfare, la porta dell’inferno totalitario. Condivido invece la posizione di Raymond Aron che, come ricorda Mahoney Daniel J. in The Liberal Political Science of Raymond Aron.A critical Introduction, 1992), non era affatto d’accordo con la tesi dello Hayek di The Road to Serfdom secondo cui lo stato sociale conduceva inesorabilmente al totalitarismo. “I regimi totalitari del ventesimo secolo erano tutti violenti e di natura ideocratica. Nessun regime totalitario era sorto come risultato dell’espansione degli stati socialdemocratici. Fascismo, nazionalsocialismo e bolscevismo erano tre movimenti ideologici che istituirono stati rivoluzionari che ruppero decisamente sia con il liberalismo che con la socialdemocrazia. Continua a leggere

La Costituzione e la guerra: perché non basta l’incipit dell’articolo 11

Le tensioni internazionali dell’ultimo trentennio hanno reso sempre più frequente nel dibattito pubblico la citazione dell’articolo 11 della Costituzione. Anzi, per essere precisi: delle sue prime quattro parole («L’Italia ripudia la guerra»), usate per stroncare ogni discussione riguardante la partecipazione alle operazioni fuori dei confini nazionali, il bilancio delle forze armate, la partecipazione alla difesa europea nazionale, e via dicendo. Ma la posizione della Costituzione è davvero così netta? Il principio fondamentale è davvero il disarmo? La vulgata politico-mediatica rispecchia o strumentalizza il testo?
Per rispondere non basterebbe un manuale di diritto, ma è opportuno almeno introdurre alcune delle principali coordinate attorno alle quali impostare un’analisi non ideologica della questione. Continua a leggere

Lezioni americane; pace attraverso una potenza tecnologica superiore

‘Palantir è qui per infrangere i limiti tecnologici e rendere le istituzioni con cui collaboriamo il meglio che possa trovarsi in tutto l’occidente, quando è necessario atterrire i nemici e, a volte, ucciderli’. Sono parole di Alexander Karp, il CEO del colosso di analisi dei dati Palantir Technologies, pronunciate in occasione della colossale capitalizzazione della società, la quale nei primi giorni di febbraio 2025 ha superato la barriera dei 200 miliardi di dollari. Continua a leggere

Appunti sulle qualità delle leggi e la tutela del sub-vettore

Ormai da tempo gli operatori del diritto devono constatare il progressivo deterioramento della qualità dei testi normativi, i cui effetti negativi sono spesso percepiti da imprese e cittadini.
La crescente quantità delle norme, la pessima qualità del loro lessico e i difetti nel loro coordinamento pregiudicano seriamente il principio fondamentale della certezza del diritto, che è la base di ogni convivenza civile e di un ordinamento democratico, il baluardo contro l’arbitrio del potente o anche solo del burocrate di turno. Continua a leggere

La “beffa” dello schwa e dell’asterisco: suggerimenti dal latino?

La recente disposizione del Ministro prof. Giuseppe Valditara che fa divieto dell’uso dello schwa e dell’asterisco nei documenti ufficiali che fanno capo al Ministero dell’Istruzione e del merito, oltre ad essere sulla linea scientifica della competenza della lingua italiana rivendicata dall’Accademia della Crusca, ed utile a dissipare possibili fraintendimenti nella comprensione dei testi, evita la beffa degli interessati resi così : “ tra color che son sospesi”. Continua a leggere

Il contributo di Luigi Sturzo a 75 anni dalla Petizione per un Patto di Unione Federale Europea

Di fronte al disordine internazionale, allo sciagurato ritorno della logica delle sfere d’influenza: la politica dei grandi blocchi, all’aggressiva politica imperialistica della Russia, al silenzio preoccupante della Cina, al neo-isolazionismo degli Stati Uniti e al rapsodico e inconcludente attivismo degli Stati europei, i parlamentari italiani sono riusciti a litigare su un documento scritto da alcuni giovani antifascisti costretti al confino nell’isola di Ventotene nel 1941. Credo che basti questo a qualificare il grado di coerenza della politica italiana con la realtà e con le più urgenti e gravi vertenze internazionali di fronte alle quali siamo posti quotidianamente.
Personalmente ho sempre considerato il Manifesto di Ventotene un testo tanto significativo e stimolante dal punto di vista dell’ideale politico socialista (un socialismo impregnato di giacobinismo, non certo liberale) e antifascista di quegli anni, quanto politicamente inservibile se adottato come traccia di lavoro per la costruzione di un assetto istituzionale europeo valido per i nostri tempi. Continua a leggere